martedì 21 maggio 2013

Chi si ricorda di Bruno Tacconi e dei suoi straordinari romanzi storici?


Alberto Pezzini


Sono stato all'ultima mostra del libro di Torino e, da appassionato di narrativa, m’è venuto spontaneo un pensiero. Come ve lo spiegate, infatti, voi il fatto secondo cui in Italia, dopo un loro grande successo di pubblico, alcuni scrittori e narratori subiscono una specie di sprofondamento carsico e nessuno se ne ricorda più. I loro libri vanno a ruba per anni e anni, altro che best seller... E poi il silenzio, la dimenticanza… È stato il caso di Renato Olivieri – il creatore del Commissario Ambrosio, il vero progenitore di Montalbano – ed è quello ben più grave di Bruno Tacconi, uno scrittore patito di Egitto che negli anni ’80 andava giù di best seller come se fossero panini con il prosciutto.
Eh sì, che tutta la sua vita è stata una specie di romanzo alla Jack London, un Martin Eden pavese. Classe 1914, figlio di un ferroviere di Voghera, fece il garzone in drogheria, l’operaio tornitore, il commesso in un negozio di strumenti musicali, e poi cominciò a lavorare per un laboratorio odontotecnico. Il tutto studiando da privatista. Maturità classica e laurea in medicina e divenne dentista,valentissimo secondo le testimonianze avare rimaste. Il suo amore restava però la letteratura e soprattutto la storia egiziana che studiò tanto in profondità da diventare una specie di consulente perfino dello stesso governo egiziano. Sempre in punta di piedi, senza mai che qualcuno si accorgesse delle sue capacità se non leggendo quei libri avventurosi e febbrili che era capace di scrivere. Nel 1980 pubblicò da Mondatori Masada. La tiratura fu di 170mila copie: un successo clamoroso che suscitò un vespaio di invidie a non finire. I critici ne parlarono assai poco ma Tacconi non se ne diede conto, non gli importava.


Per lui restava importante visitare certi luoghi, viverci dentro e respirarli anche da solo, una specie di doppia vita senza complicazioni, dove la mente si perdeva. I suoi protagonisti sono quasi sempre dei medici, molto competenti, e quasi tutti cautamente ottimisti sulla vita. Le sue copertine venivano disegnate tutte da Ferenc Pinter, un artista che sapeva tradurre le sue storie in colori azzeccati fino all’ultima sfumatura. Ognuno dei suoi personaggi più caratterizzati aveva alle spalle un percorso di vita guadagnata con le unghie e con i denti, letteralmente strappata ad un destino geloso con la tenacia dei giusti. Appassionato di musica classica si metteva – quando poteva – a suonare il violino di cui aveva imparato l’arte non si sa bene in quali scampoli di tempo.
La vita di Tacconi a Voghera – che l’ha colpevolmente dimenticato – era scandita dagli orari precisi dello studio dentistico e dalla notte in cui gli egizi, quella civiltà millenaria così avanzata, lo risucchiava come dentro una dimensione parallela. Nacquero così romanzi quali Lo schiavo Hanis, Il medico di Gerusalemme, Salomè, La vergine del sole, Ramsete, Il sogno di Kadesh e L’uomo di Babele tutti pubblicati da Mondadori e poi travasati negli Oscar.


Oggi, se chiamate in casa editrice, nessuno se ne ricorda più. Se cercate a Voghera qualcuno che vi parli di Tacconi, non vi sanno dire neanche dove sia sepolto. Se cercate su Wikipedia, la voce Bruno Tacconi scrittore scintilla a vuoto come una stoviglia sbeccata. A differenza di Christian Jacq che in Francia ha fatto affari d’oro con la sua saga degli Egizi – e tutti se ne ricordano – Bruno Tacconi è morto più di una volta. Forse almeno tre. Una all’anagrafe, un’altra in libreria ed un’altra ancora nella sua città, Voghera, dove si spense una domenica, il 23 marzo del 1986. L’ultimo romanzo – postumo – fu La signora di Atlantide, dedicata proprio alla civiltà sottomarina a cui aveva voluto consacrare un’opera con il suo solito studio goloso. Tacconi – e questo è l’unico punto favorevole – non è mai scomparso dentro i suoi lettori dove continua a respirare come se fosse il pane di ieri. Aveva la mania di collezionare oggetti antichi come Freud, possedeva il gusto dello studio pignolo fino al centimetro ed all’ultima nota:una egittologa gli contestò ad un dibattito pubblico la misura di una giara. Dopo alcune ricerche e controlli incrociati dovette chiedergli scusa. Tacconi ci aveva visto giusto. I suoi libri però non sanno di polvere né sono libri per studiosi. Insegnano tantissimo ma facendoti divertire da morire. È stato il primo scrittore con una vocazione a viaggiare intorno alla sua poltrona dopo Salgari. Buticchi – oggi – ne è l’erede più naturale anche se Tacconi aveva una capacità di penetrare attraverso i secoli che nessuno ha più rivelato dopo di lui. Leggere un libro di Tacconi ancora oggi ti fa rivivere il sole, il rumore, i colori e gli odori di città egizie dove la vita non stava mai ferma, come uno scarabeo verde smeraldo che sale verso il sole, con le ali vibranti. Un libro bellissimo scritto da Paolo Monelli, uno dei più grandi giornalisti italiani, è stato Avventura nel primo secolo, ambientato nella Roma dei Cesari. Forse è l’unico libro che si può affiancare con dignità a quelli di Tacconi. Solo che ormai li potete trovare soltanto su e-bay. Libri da far perdere il sonno. Mah...

9 commenti:

  1. Lo spessore e la qualità di scrittura di Bruno Tacconi, di cui ho letto con grande diletto L'Uomo di Babele, è sensibilmente migliore rispetto a Christian Jacq. Ad ogni modo complimenti per il post, davvero interessante.

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  2. La prima volta che lessi la Verità Perduta, per merito di mio cugino al quale sequestrai poi il libro, avevo nel 1978 quattordici anni. Ora che ne ho molti di più leggo ancora quel libro con amore e dedizione. Se sono diventato infermiere lo devo anche a Nekao. Non conoscevo Tacconi per gli altri romanzi che ha scritto. Me li procurerò presto. E non si preoccupi signor Pezzini. Bruno sarà scordato a Voghera ma nei nostri cuori chi ha saputo scrivere del Faraone pazzo con tanta meticolosità e bellezza non morirà mai. Max Piras. Infermiere Professionale. Milano.

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  3. Mi ha aiutato a viaggiare prima nel tempo e poi nei luoghi.

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  4. Io l ho scoperto da poco, per caso. Ho preso il mio primo libro di Tacconi ad un mercatino dell'usato, la verità perdutam poi mi sono dannata per cercarne un altro senza risultati, finché un giorno, entro in un negozio dell'usato e ne trovo uno!!! Una vera scoperta i suoi libri, non riesco più a smettere di leggere!

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  5. Grande Scrittore, purtroppo sottostimato e ormai quasi dimenticato, capace di emozionare e coinvolgere il lettore come pochi. Consiglio tutti di cercare e leggere i suoi libri, ne vale veramente la pena.

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  6. Ho letto appena pochi minuti fa un articolo del National Geographic sul faraone Akhenaton ed il mio pensiero è corso subito a Bruno Tacconi che già oltre 40 anni fa ne raccontava la modernità sotto una forma "romanzata" ma ricca di particolari autentici. Ho voluto fare una ricerca in internet e mi sono imbattuta in questo bellissimo articolo che condivido pienamente. E' stato un tuffo nel passato (mai dimenticato) verso uno scrittore che ho amato e divorato nei suoi libri pieni di fascino e di storia mai banale.

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  7. Sono il genero di Bruno Tacconi e conservo diversi dei suoi libri, che mi farebbe piacere regalare agli appssionati
    Il mio indirizzo via Donatello, 3 - 27058 Voghera

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  8. Dopo aver letto Masada, Apprezzo molto I suoi libri e pian piano son riuscito a trovarne altri tre che conservo come reliquie.
    Complimenti per quanto scritto su Bruno Tacconi e grazie al genero per la disponibilità.

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  9. Non ho parole per descrivere le sensazioni e le emozioni, che il grande scrittore, Bruno Tacconi trasmetteva tramite la lettura dei suoi bellissimi libri, quanto avrei voluto conoscere di persona l'uomo Tacconi. Quanto grande è stato il mio dispiacere quando, del tutto casualmente, venni a conoscenza della sua scomparsa.
    Bruno Tacconi, oggi,Vive ancora nei suoi libri e profondamente nei suoi appassionati lettori, ma amaramente e vergognosamente dimenticato persino dalla sua città, snobbato dalle 'lobby' degli scrittori che oltremodo beatificano i mediocri eletti del loro entourage.

    Nemo propheta in patria.

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