lunedì 13 maggio 2013

Il percorso di Giorgio Napolitano in un libro di Pasquale Chessa



Chiara Coco

Tutto inizia in quel di Nizza Monferrato, vicino Asti, nel corso della manifestazione enogastronomica “Nizza è Barbera”. In questo tipo di sagre sono tre le regole fondamentali da osservare: resistere alla folla; riuscire a prendere qualcosa da mangiare; trovare un posto per sedersi. Da veri strateghi, dislocandoci in diverse direzioni della piazza, alcuni riescono a impossessarsi di un piatto, altri conquistano un buon bicchiere di vino, mentre due di noi difendono minacciosi la metà di uno di quei tavolacci di legno con lunghe panche annesse senza le quali, diciamolo, le feste di paese non risulterebbero così deliziosamente rustiche. Sediamo quindi tutti insieme a questo tavolo formulando brindisi e, tra ravioli al barbera e una porzione di carne cruda con litri di limone, iniziamo a parlare fitto tra noi, non prestando alcuna attenzione alla curiosità dei nostri vicini di tavolo.

Sto parlando a mio fratello del nuovo libro di Pasquale Chessa, L’ultimo comunistaLa presa del potere di Giorgio Napolitano (edizioni Chiarelettere, pp. 256, euro 13,90). Tento di riassumere gli aspetti più curiosi di questa attenta biografia che ha il merito di porre in luce alcuni tratti del percorso politico di “Re Giorgio” che egli efficacemente saputo anche rivedere e superare, senza mai giungere a rinnegarli. Mi tornano in mente le esclamazioni di mia madre in quel lontano 2006: “È Presidente uno del Pci!”. In questi anni avevo dimenticato che la sua prima elezione aveva avuto un significato di rottura con un passato pesante, fatto di lotte intestine; con Napolitano si poteva finalmente girare pagina verso una nuova epoca di cooperazione. Quando il neo-Presidente nel suo discorso d’insediamento disse: “Sarò il presidente di tutti” ricordo di aver provato una grande commozione, “Di tutti” pensai,” Proprio di tutti gli italiani”. Ebbene un settennato è trascorso e un altro è iniziato, ancora all’insegna di un evento straordinario con la seconda elezione per la prima volta in Italia dello stesso Presidente della Repubblica. Ma se con la prima molti avranno pensato davvero a uno svecchiamento della politica, con la seconda possiamo constatare la prevalenza della mediazione e della ricerca di un’intesa tanto ampia quanto precaria tra le forze politiche.Di tutto questo discuto con mio fratello quando mi accorgo che il vicino ha ascoltato tutto e, con aria sorniona attacca compiaciuto: “Vi devo fare i complimenti! Io sono di sinistra, ma sentire parlare uno di destra con queste argomentazioni è un piacere”. “Di destra io? Di destra io?” vorrei esclamare indignata e, alla Mario Brega in Un sacco bello, vorrei urlare alzando prima un pugno e poi l’altro: “Io non sono di sinistra così, sono di sinistra cosìììììì!!”. Mio fratello, invece, sorride e ha ragione: tutto questo non ha più senso da molto ormai. Quando faremo prendere ossigeno alle nostre idee, quando si riuscirà a concepire una politica critica, che vola alto, senza ridurre il tutto alle categorie vuote di un bipolarismo asfittico che ci fa sprofondare?
twitter@Chiara_Coco

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