Proponiamo dall’ultimo numero di Diorama alcuni stralci di un’intervista
a Marco Tarchi sulla destra dopo Fini. Le riflessioni del politologo fiorentino
sono molto interessanti per quanto riguarda le potenzialità della destra
politica pressata da due opzioni contrastanti: o l’annullamento, anche
identitario, nel Pdl o il ripiegamento nostalgico. Entrambe le prospettive non
sono allettanti e, come ricorda Tarchi, sono la conseguenza dell’incauta scelta
dell’autoscioglimento di An. Sul Pdl Tarchi afferma: “Al di là degli slogan
dell’ortodossia liberale, non vedo spuntare alcuna visione delle dinamiche
sociali che si presti a catalizzare un consenso diffuso. Ci si limita alla
raffazzonata ricetta riduzione delle tasse- crescita produttiva – vendita del
patrimonio dello Stato senza mai entrare nel dettaglio. Sul terreno culturale,
l’assenza dal confronto con la sinistra è totale. Il contrasto alla visione del
mondo progressista, praticamente nullo. Ci si culla nella convinzione di poter
vivere di rendita della perdurante diffidenza della società italiana verso gli
eredi del Pci. Nel lungo periodo, ciò significa predisporre le condizioni di
una sconfitta epocale”. Sull’epurazione degli ex An dal Pdl, così risponde: “
Era ovvio che Berlusconi volesse compattare il proprio nucleo storico di
sostenitori e sbarazzarsi di quei ‘fascisti’ di cui, in alcune conversazioni
provate intercettate, parlava con evidente fastidio. Tanto più che questi
ultimi, laddove sono riusciti ad avere ruoli predominanti in governi locali si
sono distinti soprattutto per la voracità con cui hanno addentato ogni ruolo di
sottogoverno disponibile. All’interno del Pdl, se si fa eccezione da una fondazione come Fare Futuro,
peraltro di ispirazione liberal-nazionale e lontana dalla politica di
estrazione missina, gli ex An non hanno mai costituito una presenza
politicamente e/o culturalmente coesa e distinguibile”. La destra può risorgere
dalle ceneri? Risposta: “Se sottintende quella di ascendenza neofascista
ritengo che il suo percorso storico sia estinto. E mi auguro che i suoi residui
spezzoni non continuino a ripresentarsi, più o meno apertamente, nella veste
nostalgica. I richiami aperti o mimetici al fascismo di questi gruppi non fanno
altri che fornire argomenti denigratori a chi non aspetta di meglio per
perpetrare riti fuori dal tempo, e sviliscono un fenomeno che, nel bene e nel
male, meriterebbe giudizi più equilibrati e articolati”. Infine, interessante
la risposta su cosa hanno votato gli ex missini: Tarchi esclude che abbiano
concesso fiducia “ai loro ex sodali (Fli, la Destra e Fratelli d’Italia hanno
raccolto insieme sì e no il 3%)” un po’ di più hanno votato Pdl e un “numero
consistente” ha preferito il Movimento 5 Stelle “il cui populismo alla stato
puro, unito a una vigorosa carica anti-establishment ha non pochi punti di
contatto con il modo di pensare di parecchi elettori della fiamma di un tempo”.
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