mercoledì 15 maggio 2013

Marco Tarchi e la destra dopo Fini





Proponiamo dall’ultimo numero di Diorama alcuni stralci di un’intervista a Marco Tarchi sulla destra dopo Fini. Le riflessioni del politologo fiorentino sono molto interessanti per quanto riguarda le potenzialità della destra politica pressata da due opzioni contrastanti: o l’annullamento, anche identitario, nel Pdl o il ripiegamento nostalgico. Entrambe le prospettive non sono allettanti e, come ricorda Tarchi, sono la conseguenza dell’incauta scelta dell’autoscioglimento di An. Sul Pdl Tarchi afferma: “Al di là degli slogan dell’ortodossia liberale, non vedo spuntare alcuna visione delle dinamiche sociali che si presti a catalizzare un consenso diffuso. Ci si limita alla raffazzonata ricetta riduzione delle tasse- crescita produttiva – vendita del patrimonio dello Stato senza mai entrare nel dettaglio. Sul terreno culturale, l’assenza dal confronto con la sinistra è totale. Il contrasto alla visione del mondo progressista, praticamente nullo. Ci si culla nella convinzione di poter vivere di rendita della perdurante diffidenza della società italiana verso gli eredi del Pci. Nel lungo periodo, ciò significa predisporre le condizioni di una sconfitta epocale”. Sull’epurazione degli ex An dal Pdl, così risponde: “ Era ovvio che Berlusconi volesse compattare il proprio nucleo storico di sostenitori e sbarazzarsi di quei ‘fascisti’ di cui, in alcune conversazioni provate intercettate, parlava con evidente fastidio. Tanto più che questi ultimi, laddove sono riusciti ad avere ruoli predominanti in governi locali si sono distinti soprattutto per la voracità con cui hanno addentato ogni ruolo di sottogoverno disponibile. All’interno del Pdl, se si fa  eccezione da una fondazione come Fare Futuro, peraltro di ispirazione liberal-nazionale e lontana dalla politica di estrazione missina, gli ex An non hanno mai costituito una presenza politicamente e/o culturalmente coesa e distinguibile”. La destra può risorgere dalle ceneri? Risposta: “Se sottintende quella di ascendenza neofascista ritengo che il suo percorso storico sia estinto. E mi auguro che i suoi residui spezzoni non continuino a ripresentarsi, più o meno apertamente, nella veste nostalgica. I richiami aperti o mimetici al fascismo di questi gruppi non fanno altri che fornire argomenti denigratori a chi non aspetta di meglio per perpetrare riti fuori dal tempo, e sviliscono un fenomeno che, nel bene e nel male, meriterebbe giudizi più equilibrati e articolati”. Infine, interessante la risposta su cosa hanno votato gli ex missini: Tarchi esclude che abbiano concesso fiducia “ai loro ex sodali (Fli, la Destra e Fratelli d’Italia hanno raccolto insieme sì e no il 3%)” un po’ di più hanno votato Pdl e un “numero consistente” ha preferito il Movimento 5 Stelle “il cui populismo alla stato puro, unito a una vigorosa carica anti-establishment ha non pochi punti di contatto con il modo di pensare di parecchi elettori della fiamma di un tempo”. 

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