venerdì 24 maggio 2013

L’Europa di oggi e le idee di Mazzini, Ernesto Rossi e Luigi Einaudi


Pier Paolo Segneri


Che l’Europa non sia e non debba coincidere con l’euroburocrazia di Bruxelles o con l’assetto definito dalla sola moneta unica è un dato che occorre spiegare e rilanciare con forza all’opinione pubblica. Negli ultimi anni ha purtroppo prevalso l’immagine opposta e diventa pertanto necessario riscoprire le matrici e le idealità del vero europeismo, quello che ha come obiettivo l’affermazione degli Stati Uniti d’Europa. Luigi Einaudi, nel marzo 1954, ribadisco 1954, all’epoca della ratifica del Ced, cioè della Comunità europea di difesa, scriva in proposito queste testuali parole: “Nella vita delle nazioni di solito l’errore di non sapere cogliere l’attimo fuggente è irreparabile. La necessità di unificare l’Europa è evidente. Gli Stati esistenti sono polvere senza sostanza. Nessuno di essi è in grado di sopportare il costo di una difesa autonoma. Solo l’unione può farli durare. Il problema non è fra l’indipendenza e l’unione; è fra l’esistere uniti e lo scomparire…”. Ora il nodo è arrivato al pettine e, forse, non abbiamo ancora perso l’attimo fuggente. Nel 1941, oltre settant’anni fa, quando Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi erano confinati sull’isola di Ventotene, questi tre “folli” scrissero e immaginarono il progetto per gli Stati Uniti d’Europa. Chi avesse letto il Manifesto di Ventotene in quel momento, avrebbe pensato – non senza ragione – che nell’isola vi erano stati reclusi dei pazzi, degli illusi, degli ingenui, dei perseguitati, dei dissidenti politici che stavano vaneggiando di cose impossibili, irrealizzabili, impensabili in quel frangente. Anche oggi è così, siamo in una situazione assai differente eppure simile: la crisi economica e politica imperante, i colpi di coda di un regime partitocratico impotente, l’illegalità diffusa, l’inganno come strumento di propaganda, l’anti-democrazia al Potere, la distruzione dello Stato di diritto, la prevalenza delle resistenze istituzionalisti che rispetto all’apertura alla società civile.
Mi viene in mente, a tal proposito, anche la grande attualità rappresentata dall’idea antica della Giovane Europa, cioè dell’associazione politica europeista fondata da Giuseppe Mazzini, nel 1834, per promuovere l’indipendenza e l’emancipazione dei popoli dalla sudditanza ai regimi assoluti. Per avere un futuro diverso, insomma, per conquistare gli spazi di un’auspicabile democrazia, che in Italia ancora non c’è, è necessario recuperare lo spirito che animò gli ideali della Giovane Europa di Mazzini. Corsi e ricorsi storici.

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