Giuseppe Mammetti
Non fosse stato per Google, che gli ha fatto una dedica molto
simpatica, nessuno si sarebbe ricordato di Saul Bass, che oramai conoscono in
pochi anche nella cerchia ristretta dei cinefili di professione. Per una
ragione anche troppo semplice: non fu mai un divo dello show business. Eppure, questo eccentrico signore, ebreo newyorkese,
nato nel Bronx da genitori originari dell’Est Europa, è stato un personaggio
tra i più interessanti della storia del cinema e forse dell’intero mondo della
comunicazione. Un professionista geniale, capace di influenzare intere
generazioni di creativi, e di trasformare in arte un aspetto secondario o
strettamente funzionale del film: i titoli di testa.Per universale riconoscimento, Bass è stato il più grande
creatore di titoli di testa della storia del cinema. Le sue invenzioni hanno
arricchito pellicole di ogni tipo, lavori indimenticabili e film assolutamente
discutibili, divenuti dei cult proprio grazie alle sue trovate. Uno su tutti: L’uomo dal braccio d’oro di Otto
Preminger, del ’55, film splendido, con una grande regia e un grande cast, che
unafelicissima intuizione di Bass rese indimenticabile. Il film, che portò a un passo dall’Oscar Frank Sinatra, esplora la psiche di
Frankie Machine, campione del poker ed ex morfinomane, che torna a casa dopo un
periodo di detenzione, dove ha imparato a suonare la batteria ed è persino
riuscito a disintossicarsi. Le premesse per rifondare la sua vita e ripartire
da zero ci sarebbero tutte, ma il suo vecchio ambiente, la famiglia e i suoi
amici, finiscono con l’avere la meglio, ricacciandolo nel tunnel e riportandolo
in disgrazia. Per l’occasione, Bass confeziona una delle sequenze più celebri
della storia. Realizzata grazie a una speciale animazione di strisce di carta,
che si incrociano e terminano con il celebre “braccio bianco su sfondo nero”
che cambiò il modo di concepire la comunicazione al cinema.
Nel mondo dei designer applicati alla settima arte, Brass entrò con la
dirompenza di un meteorite, portando una nuova filosofia, basata, come amava
ripetere “sull’immagine che evoca l’essenza del racconto”. E che punta, come
tutte le tecniche pubblicitarie di successo, sulla straordinarietà
dell’ordinario.
Per Hitchcock, con cui inaugurò un lungo sodalizio, sfornò
decine di sequenze memorabili. Alcune ottenute sperimentando un nuovo tipo di
tipografia cinetica, come in Intrigo internazionale, dove i titoli precipitano
lungo una griglia geometrica che nell’immagine d’apertura del film si trasforma
nella facciata del palazzo delle Nazioni Unite, che ospita buona parte della
storia. Altre addirittura anticipando il tema centrale della pellicola, come in
La donna che visse due volte, dove
Bass stesso girò l’inquietante piano sequenza iniziale: con il primissimo piano
sul viso della donna che si stringe fino al dettaglio della pupilla e si colora
di rosso, fino a sfumare in una spirale allucinante. Solo citando alcuni tra i suoi affezionatissimi partner di
lavorazione, si finisce per capire quanto un creativo come Bass, con le sue
trovate, possa aver inciso sulla storia del cinema e addirittura sul nostro
modo di comunicare, in una società fondata sulle immagini. Alfred Hitchcock,
Otto Preminger, Billy Wilder, Stanley Kubrick e Martin Scorsese, che di lui fu
addirittura un fan, lo consideravano un aiuto irrinunciabile: una ciliegina
prelibata, da applicare sulla torta di un film ben fatto.Ancora oggi, con una tecnologia che evolve a velocità furente,
possiamo tranquillamente affermare che tutte le moderne sequenze di titoli di
apertura che introducono l'umore o il tema di un film, possono essere viste
come un retaggio del lavoro innovativo di Saul Bass e della sua filosofia
dell’immaginazione. Che ha fatto innamorare generazioni di spettatori, con la
più ammaliante delle arti: quella dello stupore, di cui fu maestro
impareggiabile.
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