sabato 9 gennaio 2016

Sui fatti di Colonia non dite che è solo criminalità comune...



Annalisa Terranova 

No, i fatti avvenuti a Colonia (ma anche ad Amburgo, Zurigo, Helsinki e Stoccolma) non sono fenomeni di sola criminalità comune. Che lo dica Angela Merkel, che sente in queste ore vacillare la sua poltrona, è comprensibile. Non lo è da noi, dove il dibattito che si è avviato dovrebbe essere scevro da preoccupazioni elettoralistiche.
Ora, sui bigliettini trovati in tasca a qualcuno dei profughi identificati per le molestie e i furti a Colonia è stata trovata la scritta da dire in tedesco alla “preda”: “Ti voglio sco..re fino alla morte”. Uno di questi fermati, già a piede libero del resto grazie alle garanzie giuridiche dell’odiato Occidente, ha solo sedici anni (è un marocchino).
Il caso ha voluto che negli stessi giorni in cui l’Europa si indignava per le violenze alle donne tedesche ci abbia raggiunto l’atroce notizia dell’uccisione di una madre di Raqqa, Lena Al-Qasem, da parte del figlio jihadista. Un fanatico sanguinario che non aveva tollerato l’invito rivoltogli dalla madre a lasciare la capitale del Califfato.
Io i fatti li vedo collegati: la considerazione della donna è tale, in certe sottoculture, da essere indotti o ad umiliarle o ad eliminarle fisicamente, anche se sono madri (o mogli o sorelle). Oggetti di trastullo, o oggetti fastidiosi, in ogni caso privi della dignità di persone.
Certo, non si vuole dire che tutta la cultura islamica soggiace a questo schema, ma il problema esiste e non è con la comprensione compiacente che lo si risolverà. E’ stato detto che le femministe sono state parche di parole dinanzi ai fatti di Colonia. Bè forse lo sono state il sindaco di Colonia e Laura Boldrini, che non rappresentano nessuno. La femminista francese Elisabeth Badinter, intervistata dal Corriere, ha invece parlato chiaro e ha detto cose interessanti. Per esempio questa: “La prima reazione delle autorità e dei media agli incidenti di Colonia è stata, subito, difendere l’immagine dei rifugiati e degli stranieri in generale. Non le donne. Non posso dirvi quanto questo mi abbia dato fastidio. Come se la tutela delle donne possa venire dopo. I commenti si concentravano sul proteggere gli stranieri dalla xenofobia, e questo è uno scopo nobile. Ma il risultato è che nessuno si è dichiaro inorridito per le donne aggredite”.

Ecco, il punto è proprio questo. Il rispetto per le donne esige anche che non si abbia paura di passare per islamofobi, né di imitare la sgrammaticata e stracciona propaganda di Salvini (il quale peraltro appartiene alla tradizione culturale celodurista della Lega). Il rispetto per le donne esige che si dica che nelle piazze tedesche sono avvenuti fatti nuovi, inediti e inquietanti e che se pure la polizia fosse riuscita a reprimerli anche la sola intenzione di mettere in atto molestie di massa alle ragazze tedesche sarebbe stato un fatto intollerabile, ripugnante e generato dalla sottocultura di cui abbiamo detto. Il rispetto delle donne, è appena il caso di sottolinearlo, è un valore di civiltà mentre non lo è l’accoglienza, che è solo un metodo per fronteggiare un’emergenza. E i metodi si possono cambiare, i valori no.