Annalisa Terranova
Il mito della virilità è morto? Secondo lo storico Sandro
Bellassai, autore del libro L’invenzione
della virilità: politica e
immaginario maschile (Carocci), sta invece godendo di rinnovata fortuna.
Intervistato dal Venerdì di Repubblica Bellassai collega il
risorgere del “virilismo classico” alle performance erotiche di Silvio
Berlusconi e all’esibizione muscolare di Beppe Grillo che attraversa a nuoto lo
Stretto di Messina meritando il paragone con il Duce che trebbiava il grano a
torso nudo. Eppure, poiché questa forma mentale si è secondo lo storico
incarnata nel tempo nel mito del latin lover e del “bagnino romagnolo”, sarebbe
il caso di derubricarla al rango del machismo italico, lasciando da parte il
virilismo o, meglio, il principio della virilità.
A sua volta il machismo viene considerato come un tratto
distintivo di certa cultura di destra attribuendo invece alla sinistra schiere
di maschi intimiditi dalle rivendicazioni di genere e compiacenti verso la
rivoluzione sessuale che ha messo la donna al centro di decisioni dalle quali
un tempo era esclusa (accoppiamento, matrimonio, maternità, negazione della
maternità attraverso l’aborto e l’uso di anticoncezionali). Uno schema tutto
sommato esatto ma tagliato con l’accetta e là dove le sfumature fanno la
differenza possiamo collocare la celebre opera di J.J.Bachofen Il Matriarcato (1861) dove tanto il
principio femminile quanto quello maschile vengono trattati con la profondità e
la serierà che si deve ai fenomeni di civiltà e che mancano invece ai fenomeni
di costume. Secondo il filologo svizzero il matriarcato è superiore allo stadio
delle società in cui l’uomo si limita ad esercitare la forza bruta per dominare
il genere femminile. Ed è talmente superiore da riuscire a esprimere
un’autonoma visione religiosa, sociale e del diritto.
Un’ulteriore evoluzione
si ha per Bachofen con l’avvento del cosiddetto “prinicipio apollineo”, il dio
solare che ristabilisce il sopravvento di Urano (il cielo) su Demetra (la
terra). Il patriarcato si sviluppa da questa rivoluzione che è soprattutto
spirituale (e non certo legata ai bunga bunga degli antichi) e che fa sì che la
virilità divenga principio autonomo e bastante a se stesso (il contrario
dell’idealtipo del latin lover che ha bisogno di molte conquiste per affermare
la sua identità). Detto per inciso, secondo l’autore De Il Matriarcato, il principio virile è fondativo della cultura
occidentale e in qualche modo della politica intesa (e qui fa l’esempio
dell’Impero di Roma) come spinta al dominio su altri popoli cui conferire la
medesima forma giuridica e la medesima organizzazione sociale. Come si vede
siamo ben distanti, con questa “lettura” della virilità dalla degenerazione
culturale del “machismo”.
Ma Bachofen, conosciuto dalla cultura femminista al pari se
non di più della cultura di destra, aveva fornito anche un’interpretazione
convincente del “potere femminile”, nel quale ravvisava il legame con
l’altruismo, con la fratellanza, con la sacralità della terra e della natura
che sono valori compatibili con una democrazia efficiente e non “malata”,
laddove il principio patriarcale, con la conseguente attitudine al comando, si
addice all’Impero e alle società gerarchiche. Proprio questo nucleo della
riflessione di Bachofen sarà quello destinato a maggiore fortuna: la
distinzione tra principio paterno e principio materno servirà da base
successiva alla formulazione di una serie di dicotomie simboliche (sole-luna,
spirito-materia, uguaglianza-gerarchia, pace-guerra, democrazia-aristocrazia,
destra-sinistra) che fanno ancora parte delle nostre categorie politiche. Con
l’avvertenza però che se proprio la destra va ricollegata alla virilità come
principio esso non si incarna certo nelle copertine di Men’s health ma in una visione politica inattuale (la celebrazione
dell’antica Roma) spazzata via dallo scenario della storia in virtù dei
principi “femminili” e “tellurici” della Rivoluzione francese. Paradossalmente
oggi è proprio il “potere femminile” quello che meglio di altri valori può
ripristinare il rispetto per l’ordine naturale e per la dignità delle persone,
quello che conserva una forza eversiva ma rassicurante rispetto alle
degenerazioni del potere esercitato dai maschi.
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