Francesco De Palo
Qualcuno lo aveva detto, sarà solo l'inizio. Dopo il caso
dell'arcipelago jonico di splendidi isolotti ellenici messi all'asta per
tentare di coprire la voragine finanziaria greca, potrebbe toccare al
"santuario": ovvero a quell'isola che mai nessuno aveva solo pensato
che potesse finire in mani non greche, Scorpios. Circa il paradiso di Onassis,
in verità, gli stessi eredi di Aris avevano ceduto alla tentazione di apporre
il cartello "sales", facendo spaventare gli investitori per le cifre
proibitive richieste. Ma oggi dall'Ellada rimbalza una notizia che potrebbe far
ribaltare quella convinzione granitica. L'offerta presentata da parte di un
miliardario russo sarebbe stata presa seriamente in considerazione. Pare
infatti che siano già quasi ultimati i contratti di vendita redatti in due
studi legali di Ginevra e Atene.
Meno di
un mese fa era giunta la notizia che dal Parco dei Principi, dove sgambettano i
calciatori del Paris Saint Germain, l'emiro del Qatar aveva messo gli occhi in
Grecia. E precisamente al tepore delle nove isole Echinadi, che si era aggiudicato
per poco più di otto milioni di euro. L’incantevole arcipelago greco nello
jonio, a due passi dalle più note Itaca e Skorpios venne ceduto causa crisi,
sulla scia di una decisione imposta dalla troika ad Atene: fare cassa e farla
subito, chiedevano i rappresentanti di Bce, Fmi e Ue. E così il governo aveva
dovuto comporre una lista (amara) di quaranta tra isole e isolotti disabitati
da concedere in affitto a privati o imprese per un periodo tra i trenta e i
cinquant’anni. Ma Scorpios mai, non se ne era mai parlato, anche in
considerazione del fatto che la diretta erede dell'armatore Aristotele, Athina
Onassis, ha sempre chiesto cifre importanti per la vendita. A ciò si aggiunga
il suo quasi disinteresse per il paese che ha fatto le fortune di suo nonno, e
che fa da cornice alla vendita quasi conclusa.
Ma se da un lato i ragionieri del ministero gioiscono per tasse in entrata, a
fronte di un mancato incasso che si aggira sul miliardo e mezzo di euro (così
come certificato dalla troika proprio in questi giorni ad Atene), dall'altro
non si può non osservare come il patrimonio (pubblico o privato che sia) di un
paese si trova alla mercé di ricchi, oligarchi e nuovi feudatari. Che, come un
secolo fa, conquistano e prendono possesso in nome di un non meglio precisato
nuovo Risiko. Dai rubli moscoviti un'altra prova di forza in campo europeo.
twitter@FDepalo
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