Francesco Pullia
Domenica 28 aprile chi crede in un nuovo modello di ricerca scientifica
antitetico alla barbarie nei confronti degli animali si ritroverà a Roma per
manifestare e dare voce a quegli esseri - gatti, cani, scimmie o topi… - che, segregati in stabulari, sono vittime di
atrocità per l’esclusivo interesse non della nostra salute ma dei profitti
delle multinazionali farmaceutiche e per il tornaconto di una cerchia di baroni
universitari che ricorrono alla sperimentazione animale per ricevere
finanziamenti. La data scelta non è casuale. Il 28 aprile dell’anno scorso,
infatti, alla fine di una manifestazione nazionale a Montichiari (BS) contro il
“lager” di Green Hill un gruppetto di attivisti riuscì a sottrarre a
quell’inferno diversi beagle destinati a finire nei laboratori di mezza Europa,
alla mercé dei vivisettori. Le immagini di cuccioli liberati e passati
attraverso il filo spinato sono diventate rapidamente vere e proprie icone. Nel
luglio dello stesso anno il Corpo Forestale dello Stato sequestrò l’intera
struttura di proprietà della Marshall Farm Inc. Fu l’inizio di un iter
giudiziario conclusosi, grazie all’impegno di organizzazioni come Occupy Green
Hill e la Lav, con la liberazione dei cani, prevalentemente cuccioli, tenuti in
condizioni aberranti.
L’11 aprile di quest’anno è stata depositata la sentenza con cui la
Terza Sezione della Corte di Cassazione ha annullato, con rinvio, il
provvedimento del Tribunale del Riesame di Brescia che aveva disposto il
dissequestro dei 2639 beagle destinati alla vivisezione. Si tratta, come ci
tiene a mettere in evidenza la Lav, di una tappa fondamentale. I cani infatti
erano stato posti sotto sequestro preventivo su richiesta della Procura di
Brescia, per evitare il protrarsi dei delitti di maltrattamento e uccisione di
animali. I principi stabiliti dalla Suprema Corte sono numerosi e di grande
importanza: primo fra tutti quello secondo cui se vengono travalicati i confini
della normativa speciale, che disciplina anche l’attività di vivisezione, si
rientra nell’alveo del maltrattamento di animali. Il 28 aprile è diventato,
quindi, un giorno altamente simbolico, significativo, per chi lotta per un
mondo migliore, nonviolento, basato sul riconoscimento dell’interdipendenza tra
tutte le specie presenti nel pianeta (e tra questi e il mondo naturale) e per
una scienza non truffaldina ma meritevole di questo nome, a misura, oseremmo
dire, del vivente.
«Possiamo affermare con certezza – afferma Marco Mamone Capria, docente universitario, da lungo tempo impegnato sul fronte scientifico antivivisezionista – non solo che l'ideologia vivisezionista è falsa, ma che addirittura è vero l'opposto di quanto sostiene: e cioè che le ricerche su animali servono solo a fare da base...ad altre ricerche su animali. La più recente aggiunta a una già copiosa letteratura è l'importante articolo di J. Seoka e dei suoi collaboratori, “Genomic responses in mouse models poorly mimic human inflammatory diseases”, apparso sulla prestigiosa rivista americana PNAS, Proceedings of the National Academy of Sciences, l’11 febbraio di quest’anno».
«Possiamo affermare con certezza – afferma Marco Mamone Capria, docente universitario, da lungo tempo impegnato sul fronte scientifico antivivisezionista – non solo che l'ideologia vivisezionista è falsa, ma che addirittura è vero l'opposto di quanto sostiene: e cioè che le ricerche su animali servono solo a fare da base...ad altre ricerche su animali. La più recente aggiunta a una già copiosa letteratura è l'importante articolo di J. Seoka e dei suoi collaboratori, “Genomic responses in mouse models poorly mimic human inflammatory diseases”, apparso sulla prestigiosa rivista americana PNAS, Proceedings of the National Academy of Sciences, l’11 febbraio di quest’anno».
Sabato scorso, intanto, cinque attivisti del Coordinamento Fermare Green
Hill hanno dato vita ad un’eclatante azione nonviolenta barricandosi al quarto
piano del Dipartimento di Farmacologia dell’Università degli Studi di Milano,
in via Vanvitelli, documentando quanto più possibile, e riuscendo, dopo quasi
dieci ore di occupazione, a mettere in salvo, portandoli via in decine di
scatole, circa 200 topi e 17 conigli. Sono state, tra l’altro, scambiatele
documentazioni relative alle singole gabbie, rendendo quindi 'inservibili' gli
animali. Altri 800 dovrebbero essere salvati nei prossimi giorni. Certo,
scatteranno le denunce per i coraggiosi militanti, ma quello che è stato fatto
è encomiabile.
“La medicina – secondo Stefano Cagno, medico chirurgo da sempre in prima fila nella lotta alla vivisezione - non riesce a progredire come si vorrebbe perché la ricerca è basata in gran parte su un metodo non scientifico: la sperimentazione animale. Nel tentativo di comprendere i meccanismi biologici che determinano l’insorgenza di una malattia, molti ricercatori inducono artificialmente negli animali condizioni simili, ma mai uguali, a quelle che si riscontrano negli esseri umani. Analogamente, quando deve essere studiata una nuova sostanza che si ritiene possa avere proprietà terapeutiche, prima di essere somministrata ai nostri simili, viene data agli animali, per valutarne le capacità terapeutiche e l’eventuale tossicità. Ogni specie animale, però, possiede differenti caratteristiche anatomiche, genetiche, biochimiche, fisiologiche, patogenetiche e, quindi, ogni risultato ottenuto su una determinata specie non può valere per un’altra. La sperimentazione animale è un grave errore che storicamente ha provocato alla salute umana taciuti fino ad un recente passato dai mezzi di comunicazione di massa”.
“Ci si dovrebbe chiedere – incalza Marco Mamone Capria – come mai i vivisettori sono così restii a fare riprese nei loro laboratori e perché la documentazione disponibile è quasi interamente scaturita da incursioni di attivisti. Si guardi la puntata “Uomini e topi” di Report mandata in onda nell’ottobre 2004 per rendersi conto di quanto accada là dentro”.
Solo nel triennio 2007-2009 (dati pubblicati sulla G.U. n.53 del 03.03.2010 ai sensi del decreto legislativo 116/92) sono stati uccisi per “fini sperimentali” 2.603.671 animali.
“La medicina – secondo Stefano Cagno, medico chirurgo da sempre in prima fila nella lotta alla vivisezione - non riesce a progredire come si vorrebbe perché la ricerca è basata in gran parte su un metodo non scientifico: la sperimentazione animale. Nel tentativo di comprendere i meccanismi biologici che determinano l’insorgenza di una malattia, molti ricercatori inducono artificialmente negli animali condizioni simili, ma mai uguali, a quelle che si riscontrano negli esseri umani. Analogamente, quando deve essere studiata una nuova sostanza che si ritiene possa avere proprietà terapeutiche, prima di essere somministrata ai nostri simili, viene data agli animali, per valutarne le capacità terapeutiche e l’eventuale tossicità. Ogni specie animale, però, possiede differenti caratteristiche anatomiche, genetiche, biochimiche, fisiologiche, patogenetiche e, quindi, ogni risultato ottenuto su una determinata specie non può valere per un’altra. La sperimentazione animale è un grave errore che storicamente ha provocato alla salute umana taciuti fino ad un recente passato dai mezzi di comunicazione di massa”.
“Ci si dovrebbe chiedere – incalza Marco Mamone Capria – come mai i vivisettori sono così restii a fare riprese nei loro laboratori e perché la documentazione disponibile è quasi interamente scaturita da incursioni di attivisti. Si guardi la puntata “Uomini e topi” di Report mandata in onda nell’ottobre 2004 per rendersi conto di quanto accada là dentro”.
Solo nel triennio 2007-2009 (dati pubblicati sulla G.U. n.53 del 03.03.2010 ai sensi del decreto legislativo 116/92) sono stati uccisi per “fini sperimentali” 2.603.671 animali.
La scrittrice e psicoterapeuta Annamaria Manzoni è, dal suo punto di
vista, ancora più netta: “anche noi, come Martin Luther King, abbiamo un sogno
e anche il nostro è di giustizia, di riscatto, di trasformazione epocale, che
urge verso la sua necessaria realizzazione. Il nostro è il sogno di vivere in
un mondo dove ogni essere vivente abbia diritto al rispetto, di spezzare, per
conto degli animali, l’ultimo anello della catena in cui il più forte abusa del
più debole”. Appuntamento,
dunque, domenica 28 aprile a Roma per una grande marcia organizzata da Animal
Amnesty. L’intento, tra l’altro, è di far sì che la data diventi per tutti la
“Giornata della liberazione animale”. Il corteo partirà alle 14 circa da P.za
Della Repubblica e attraverserà via Terme di Diocleziano, via Amendola, via
Cavour , piazza dell’Esquilino, via Liberiano , piazza S. Maria Maggiore, via
Merulana, largo Brancaccio, via Merulana, viale Manzoni, via E. Filiberto, per
concludersi in piazza di Porta San Giovanni (vicino alla statua di San
Francesco).
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