domenica 7 aprile 2013

La politica ha perso (ha prevalso il lato oscuro della forza)




Pier Paolo Segneri
Il comune senso del Potere è un morbo che ha distrutto la politica (quella con la P maiuscola) in Italia. Come se si trattasse di una micidiale Peste di manzoniana memoria. Bisognerebbe, allora, evitare la retorica e la demagogia, ma è difficile riuscire nell’impresa quando ciò che conta è soltanto il Potere fine a se stesso, cioè il Potere inteso anche come il “lato oscuro della Forza”. Il comune senso del Potere è quello della cupidigia, dell’affarismo, dell’arroganza, del cinismo, della prepotenza, delle spartizioni sottobanco, dell’egoismo. E allora, torna in mente quanto scriveva Leonardo Sciascia, in dialogo con Davide Lajolo, nel libro Conversazione in una stanza chiusa: “La mia paura è più della massa davanti ai televisori che della massa sotto un dittatore. Le tirannie fanno sì che molti individui si sciolgano dalla massa, ma i televisori no. E poi c’è la parola. Massa. Far massa. In elettricità, mi pare, non è niente di buono”. La tv di oggi è un gioco di specchi, in cui ci sono due riflessi opposti che proiettano la stessa immagine e annullano qualsiasi alterità. È così che viene realizzato il furto del vero e, di conseguenza, vengono esaltate le menzogne prodotte dall’arbitrio o dall’illegalità lasciando al verosimile il ruolo di supplenza del vero. In queste condizioni, ogni critica fatta contro il Potere per il Potere rischia di diventare un atto retorico, un esercizio demagogico, anti-politico, un suono sordo di parole svuotate. E’ la sconfitta della Politica.

Per questa ragione, si apprezza ancora di più il tentativo, mai retorico, compiuto anche da questo Blog come da chiunque vuole alzare il livello del dibattito politico, approfondire la lettura della fase economica e sociale che stiamo vivendo, proporre un’analisi non scontata, non dogmatica, non superficiale. La Politica è proprio qui. Perché la Politica è data, innanzitutto, dal dialogo e dal contraddittorio, cioè dall’apertura alla discussione, che diventa anche apertura mentale. Dialogo e contraddittorio con le pulsioni e le domande della società vere, delle persone reali, senza ricatti di vecchie appartenenze (che spesso rivelano la logica partitocratica nascosta) e senza schema imposti dal circuito mediatico (anch’esso viziato di partitocrazia). I meccanismi partitocratici sono ottusi, sordi, ciechi. Sono meccanismi che da troppo tempo dominano il Palazzo. Non se ne può più. A gran parte del ceto politico, parlamentare e dirigente, infatti, manca anche quel poco di ragionevolezza che permetterebbe di distinguere la differenza che c’è tra il salto da compiere per un necessario sussulto di dignità e il probabile salto nel buio verso cui si sta andando. Insomma, il comune senso del Potere ha ampliato le distanze tra i cittadini e la politica, ha disseminato quasi ovunque un senso di sfiducia, amarezza, disillusione. Ma la Politica vive di idee, discussione e progetti. La Politica è impegno civile e civico. La Politica, con la maiuscola, è memoria, intuizione, proposta, reciprocità, costruzione del futuro. La Politica è il governo delle cose. E governare significa prevedere. Se non si sa prevedere, si finisce con l’inseguire gli eventi invece che governarli. Se tutto si riduce alla spartizione sottobanco delle poltrone e alla conservazione del Potere, allora siamo a un passo dal salto nel buio. Il cambiamento reale (non quello propagandato dagli apparati partitocratici) è, innanzitutto, nel mutamento dei metodi, mutare i costumi, conquistare spazi di democrazia e di libertà. Ma chi può farlo? E’ soltanto con il ripristino dell’armonia, con l’arte, l’intelligenza, la creatività, l’istruzione, la formazione, l’informazione, la conoscenza, il dialogo e la discussione, che si può ridurre al minimo il rischio che i non pensanti prendano il sopravvento sui pensanti o, peggio, che la pancia del Paese prenda il sopravvento sul cuore e la coscienza delle persone.

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