venerdì 19 luglio 2013

Cerami, il giornalismo di destra e le confidenze di un anziano redattore




Venator

E’ bello il pezzo pubblicato ieri dal Messaggero in cui Vincenzo Cerami rievocava il pathos dell’esordio in un giornalismo che non c’è più: le macchine da scrivere, il fumo di sigaretta, i redattori anziani che sanno fare tutto e che sono manuali di esperienza, e ancora quel “respirare con la vita quotidiana”, perdendo la visione d’insieme degli avvenimenti, perché “il giornalismo va dietro alla vita, con la casualità della vita” e ogni articolo è destinato a morire il giorno dopo.  
Se prima c’era la febbre dell’inseguire i fatti, magari con il fotografo appresso, e c’era anche quel po’ di letteratura che nel confezionare la notizia dava il tocco di originalità necessario, oggi c’è la fibrillazione del gossip, del particolare che nessuno sa, a scapito dell’analisi e dell’interpretazione. Il giornalista origlia, il giornalista ascolta uno spezzone di frase e ci ricama sopra, il giornalista non è quello che racconta ma quello che riesce meglio a fregarti, il giornalismo è chiacchiericcio e le news di questo tipo non aspettano per morire neanche 24 ore, muoiono dopo pochi minuti, quando è germogliato un altro retroscena. Il giornalista non è più un romantico sognatore d’avventure – così Cerami descrive il mestiere – ma un arrampicatore neocinico.
Viene in mente la conversazione con un vecchio giornalista di destra, un’autorità nel settore. Si parlava del perché la sinistra sia riuscita a creare una rete di professionisti dell’informazione rispetto alla quale non c’è gara, mentre da quest’altra parte della barricata c’è solo qualche nome che stancamente recita a soggetto. “Forse sono più bravi?”. “Ma no, ma no. E’ che quelli di sinistra studiano filosofia, appaiono più tormentati, più adatti al giornalismo esistenziale e di denuncia”. “E quelli di destra?”. “Quelli di destra fanno i dossier. E’ un lavoro pure quello, e anche ben remunerato”. “E quelli che a destra schifano i dossier e i Servizi?”. “Quelli sono e resteranno degli sfigati”.

Un tempo c’è stato un giornalismo di passione che univa forse le speranze degli esordienti di destra e di sinistra. Oggi, a quanto pare, bisogna scegliere: o la filosofia o i dossier

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