domenica 14 luglio 2013

Antigoni e Veglianti: i giovani francesi fanno scuola per un nuovo '68 non progressista





Annalisa Terranova


  • La Francia si conferma territorio interessante di sperimentazione di nuovi linguaggi di costume, prepolitici e dunque candidati a dare linfa vitale alla politica sbiadita e insignificante. Del movimento Manif pour Tous si è detto e letto abbastanza. E in Francia, dove le Femen si addestrano per aggredire in topless ogni traccia di sacralità, esordiscono Les Antigonesantifemministe biancovestite che difendono la dignità della donna e la complementarietà tra i sessi. In un videomanifesto rispondono alle sexy estremiste guidate dall’ucraina Inna Schevchenko: “Affermate che le donne devono combattere per la loro causa mezze nude. Noi rispondiamo che il rispetto può generarsi solo dalla dignità”. Secondo loro le azioni delle Femen sono “degradanti”. Esseri femminili contro femmine. La cultura al femminile contro la natura disordinata. Antigone, incarnazione dello spirito hegeliano, contro la nudità iconoclasta. Antigone è la donna che sceglie, che ha il coraggio di opporsi al tiranno, mentre le Femen assecondano la tirannia del mercato, cercando strategicamente la foto-choc. Ecco perché, per le Antigoni, le Femen sono tutt’altro che femministe. In Francia le considerano fiancheggiatrici del movimento “Manif pour tous”, ma ancora una volta vale l’avvertenza: ridurre tutta la questione al sì o no al matrimonio gay è riduttivo. Ci sono in conflitto principi ancestrali: la natura (la donna come madre e figlia e amante, soggetto di relazioni che non la vedano per definizione come “nemica”) e la donna come soggetto culturale, soggetto di scelte individuali, disancorata da ogni canone. Non è un conflitto di genere, è una dialettica che sotto traccia va avanti da decenni, un dialogo ineludibile che a volte assume forme metaforiche estreme. E i simboli, ancora una volta, sono importanti, sono i “signa” che creano analogie. La tragica figura di Antigone e le manichine in topless.



  • Molto interessante anche la pagina del "Messaggero" del 13 luglio che Roberto Fontolan ha dedicato al fenomeno dei "veglianti", ulteriore emanazione dei cortei family friendy. Ogni mercoledì sera fanno la loro apparizione in piazze sempre diverse, si siedono tra candele e lumini, portano lenzuola con scritte sulla libertà, ascoltano brani di filosofia e letteratura. Sono veglie per una nuova cultura umanista fondata su sette principi: non violenza, cultura, luce, speranza, apertura, generosità, impegno. Citano Saint Exupery, Peguy e Hanna Arendt. Si autoconvocano attraverso Fb e Twitter. Quando la polizia cerca di sgomberarli non oppongono resistenza. Da un lato le anti-Femen, dall'altro gli anti-indignati. Inutile dire che a questi giovani non interessano le etichette. E tuttavia creano un modello di protesta in Europa paragonabile alle ribellioni che infiammano altri scenari del mondo. Insegnano, forse, che se un nuovo Sessantotto germoglierà, ciò avverrà al riparo dalle ideologie e nel nome della libertà dai canoni logorati della cultura progressista. 

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