Ivo Germano
Una febbre. La vertigine in ogni riga da leggere e da rileggere in Carlo
Emilio Gadda, il grandissimo scrittore di cui quest’anno ricorre il
quarantennale della morte. La sua scrittura è senz’altro miglior antidoto alla
volgarità, alle angustie del mancato stile, alla dabbenaggine e all’idiozia. Le
debolezze e le timidezze, l’espressione forte, l’amara constatazione. La realtà
che supera tutto nella più vertiginosa applicazione ed elencazione di cose e
modi dell’intelligenza. Ad uso di dialetto e di vernacolo, senza l’appiglio
d’automatismi lessicali che durano lo spazio di un microfono che scema
l’amplificazione nel vuoto più vuoto del dibattito tassonomico. Leggere e
rileggere Gadda per fare senza la solita guerra delle parole e quella
convinzione terribile che tutto finisca a “tarallucci e vintage”. Da L’incendio di via Keplero al Dottor Francesco
Ingravallo di Quer pasticciaccio brutto
de Via Merulana, cioè Roma degli smunti statali e l’Adalgisa e La cognizione del
dolore, cioè Milano. Geografia e geomanzia profondamente borghese fra
ambizioni e ristrettezze, ire e rabbonimenti. In fila perfetta d’occasione
antropologica del vezzo nazionale, né virtù né vizio. “Gran Lombardo” e “Gran
Borghese” irride il priapismo pagliaccesco del fascismo più caricaturale in Eros e Priapo, la necrosi della piega
dell’allineamento delle ridicolaggini di regime. Dall’“Eja, eja alalà al cioè”
l’occhio e la lingua non stanno mai fermi nel leggere e rileggere Gadda.Un quarantennio, quello trascorso dalla sua scomparsa, che non passa invano e che, come se fosse una capace
dispensa, lascia a disposizione ben più di una vivanda per l’intelletto e la
coscienza. Perché si è tutte persone rispettabilissime. Anzi con rispetto
dovuto e con rispetto parlando è possibile mettere a soqquadro e gambeallaria
ogni tic e vezzi ideologici, le schizofrenie del gusto alla moda. Quelli che
tutto sanno e nulla dicono, tuttavia, chiacchierano, chiacchierano e affondano
le fauci nella mancata promessa. Gadda insegna che nel Purgatorio c’è molto da
razzolare e mettere in ordine una realtà quotidiana, le cui pieghe si collocano
in sfere di una profondità linguistica totale. Solo l’ingegnere ha potuto
concedersi il lusso di sembrare illeggibile, oppure, di essere il divulgatore
delle costumanze che cambiano. A seconda dell’umore che sospinge in disparte,
viceversa, porta e comporta l’isolamento, il minimo ostracismo di grandi e piccoli
identitari che ti pretendono “sotto cappella”. In meglio? In peggio? Basta non
rompere le scatole.
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