Pier Paolo Segneri
La discussione e il dialogo sono il sale della politica. Anche l’avvento
dei blog e dei social network hanno senso se aiutano il dibattito e facilitano
la possibilità di incontrarsi, dialogare, contraddire e contraddirsi. È per
questo motivo che, in una società liberale e aperta, tesi e antitesi non fanno per forza
sintesi, ma è necessario – invece – che conducano alla formazione di metodi
capaci di creare i presupposti per una convivenza anche tra idee diverse, anche
tra identità storico-culturali diverse. Insomma, il Novecento è finito da
tempo. La destra, il centro e la sinistra sono, ormai, da almeno 20 anni,
categorie storiche consegnate agli storici. Certo, si tratta di concetti ancora
indispensabili per leggere il passato degli ultimi due secoli, ma credo che non
siano più parole adatte per comprendere e definire il nostro presente. Infatti,
la complessità dell’oggi e, forse ancor di più, del nostro futuro, ci spinge ad
andare oltre le vecchie posizioni e i superati schematismi ideologici. A
tal proposito, ho trovato assai stimolante, tra i tanti articoli – molto
interessanti – pubblicati su questo blog, l'intervento di domenica 2 giugno 2013, scritto da Luciano Lanna, e intitolato: “Quelli
che con la destra (e la sinistra) l’hanno fatta finita da tempo…”.
Suggerisco a tutti di leggerlo e, per chi lo avesse già fatto, invito a rileggerlo. Tra le numerose riflessioni che si potrebbero fare sui tanti punti toccati e sviluppati nell'articolo, vorrei aggiungere un elemento che ritengo rivoluzionario e ineludibile perché armonico e riformatore. Insomma, sempre in linea con quanto affrontato da Lanna nel suo argomentato intervento, credo sia preliminare e necessario superare il vecchio schema di tesi, antitesi e sintesi, che ha fin qui caratterizzato la cultura politica, per aprirsi finalmente al futuro. Non a caso, proprio su questo punto, già nel 2008, ormai oltre cinque anni fa, nel mio libro Il nuovo possibile, edito da Portaparole, indicavo un’altra chiave di lettura che, attraverso tre elementi narrativi, permetterebbe una più costruttiva interpretazione della nostra realtà politica, in modo tale da non cadere negli ideologismi, nei dogmatismi o nei conflitti pregiudiziali. Mi riferisco a “culmine, crisi e risoluzione”. Ripeto: culmine, crisi e risoluzione. Proprio per superare la vecchia struttura ideologica basata su “tesi, antitesi e sintesi”. Avremo modo di approfondire la questione in un altro articolo e di spiegarla meglio. Quello che interessa, al momento, è cercare di cogliere la portata innovativa di una diversa e possibile chiave di lettura per affrontare, in modo condiviso e partecipato, liberale e libertario, la realtà politica che ci circonda e coglierne la forza per una “rivoluzione armonica”.
Suggerisco a tutti di leggerlo e, per chi lo avesse già fatto, invito a rileggerlo. Tra le numerose riflessioni che si potrebbero fare sui tanti punti toccati e sviluppati nell'articolo, vorrei aggiungere un elemento che ritengo rivoluzionario e ineludibile perché armonico e riformatore. Insomma, sempre in linea con quanto affrontato da Lanna nel suo argomentato intervento, credo sia preliminare e necessario superare il vecchio schema di tesi, antitesi e sintesi, che ha fin qui caratterizzato la cultura politica, per aprirsi finalmente al futuro. Non a caso, proprio su questo punto, già nel 2008, ormai oltre cinque anni fa, nel mio libro Il nuovo possibile, edito da Portaparole, indicavo un’altra chiave di lettura che, attraverso tre elementi narrativi, permetterebbe una più costruttiva interpretazione della nostra realtà politica, in modo tale da non cadere negli ideologismi, nei dogmatismi o nei conflitti pregiudiziali. Mi riferisco a “culmine, crisi e risoluzione”. Ripeto: culmine, crisi e risoluzione. Proprio per superare la vecchia struttura ideologica basata su “tesi, antitesi e sintesi”. Avremo modo di approfondire la questione in un altro articolo e di spiegarla meglio. Quello che interessa, al momento, è cercare di cogliere la portata innovativa di una diversa e possibile chiave di lettura per affrontare, in modo condiviso e partecipato, liberale e libertario, la realtà politica che ci circonda e coglierne la forza per una “rivoluzione armonica”.
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