martedì 26 marzo 2013

Perché si deve tornare a leggere Sciascia




di Pier Paolo Segneri
I suoi libri ci parlano ancora. Siciliano di Racalmuto, cioè di un piccolo paese sperduto nella vastità di una regione separata, non solo geograficamente, dal resto dello stivale e dal “continente”, Leonardo Sciascia non abbandonò mai la sua dimensione provinciale, di “uomo di lettere” semplice e intelligente, acuto e provocatorio, raffinatissimo e profondo. Ma egli – ecco la novità rispetto ai tanti altri scrittori “provinciali” – sulla “scienza certa” delle proprie origini, delle proprie tradizioni e cultura, seppe innestare la grande lezione dei pensatori francesi del XVIII secolo, il genio di Borges e lo stile del libellista Paul-Louis Courier, autore “che sapeva dare colpi di penna che erano come colpi di spada”. Non a caso, Sciascia aveva scelto una frase di Georges Bernanos come guida del suo essere scrittore: “Preferisco perdere la fiducia dei miei lettori, piuttosto che ingannarli”. Questa regola gli derivava anche dalla convinzione che il fare e il leggere libri fossero “buone azioni”.
E così, come una voce dall’aldilà, il suo suggerimento arriva fino a noi con tutta la forza delle cose semplici, che soltanto la scrittura, la parola e le buone azioni sanno donare. Leggere, dunque, e scrivere “per null’altro che per amore della verità”. Per non ingannare se stessi e gli altri. Per non cadere nella sfiducia di un mondo che va al rovescio e travasa l’essenziale fuori dal senso d’umanità, così tanto sperso e sparso da far seccare la nostra coscienza. Nasce, allora, in Sciascia, e dovrebbe rinascere in noi, il rifiuto del pessimismo rassegnato, la necessità di riscoprire la poesia e l’arte, il teatro e il cinema, la musica e la pittura per nutrire di vita la nostra umanità e renderla migliore, più consapevole, meno assoggettata e meno schiava. Questo è, forse, il suo principale insegnamento per il nostro tempo di crisi.
La letteratura, la poesia e l’arte sono divenute, oggi più di ieri, in questa fase di mutamenti, l’unica forza propulsiva attraverso cui il cambiamento umano può prendere la strada della libertà e della fantasia invece che quella della costrizione, del possesso, dell’autoritarismo. E’ giunto il momento, insomma, di cogliere l’atto rivoluzionario di Leonardo Sciascia, cioè la capacità critica di saper discernere, ascoltare, comprendere, domandare, accrescere la propria attenzione verso gli altri, verso l’alterità, verso il prossimo. E leggere. E scrivere. E compiere “buone azioni”. Anche con il rischio di perdere la fiducia degli altri: sempre meglio questo che perdersi nell’inganno! Il suo metodo, infatti, era quello della ricerca. Una ricerca costante e incessante della e delle verità. Il suo obiettivo letterario, di conseguenza, stava nello svelare al lettore il volto che viene nascosto dietro le mille maschere della menzogna. E la letteratura diventa il viatico per conoscere le verità. In questo senso, Sciascia ha un debito con l’imperitura presenza, spesso ingombrante, dell’altro grande scrittore siciliano: Luigi Pirandello.

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