Annalisa Terranova
Ho ascoltato lo spot radiofonico della manifestazione a piazza del Popolo dei berlusconiani, che ci sarà domani. C'è l'inno di Forza Italia e poi una voce suadente invita: "Vieni con Silvio eccetera eccetera". Si chiude ancora con l'inno di Forza Italia. Ora lo so che delle piazze non si parla male, io stessa tante volte, per lavoro ma anche per convinzione, ho difeso la piazza del centrodestra dagli attacchi di Prodi che accusava quel tipo di manifestanti di essere solo interessati a non pagare le tasse. Ma in quel tipo di riunioni c'era anche la gente che veniva dalla destra ghettizzata e sognatrice di cui io avevo fatto parte. Ecco, oggi questo non si può più dire. Mi amareggia, persino, pensare che un tempo a piazza del Popolo ci si incontrava con il sottofondo dell'Inno a Roma (peraltro detestato da noi del Fronte che avremmo preferito Vasco Rossi o Francesco De Gregori) e che oggi Berlusconi si è preso anche quell'ultima memoria, quell'ultimo drappo d'identità, fagocitando tutto un mondo dentro la spirale del suo gigantesco conflitto di interessi. Mi chiedo se qualcuno, degli ex An che si stanno preparando alla mobilitazione, ci abbia fatto almeno un pensiero. Ma non credo, perché a Roma si vota per il Comune, e quelli che una volta erano i quadri e oggi possiamo chiamare con più realismo clientes, quelli che un tempo erano militanti e oggi sono ingranaggi di un apparato che serve a rieleggere sempre gli stessi, sanno che con queste faccende non si scherza. Dunque la gente ci andrà, sarà numerosa, sarà rassicurata, si illuderà che là non ci sta solo Forza Italia ma anche la destra. Dice: sei nostalgica. Un po' è così, un po' mi interessa il ripetersi di situazioni in cui quelli come me non hanno luogo e non hanno modo di esprimersi, e non certo per indifferenza. Accadde più o meno la stessa cosa ai tempi della guerra contro l'Iraq. I no global fecero un imponente corteo a Roma. Il centrodestra replicò sventolando bandierine americane a piazza del Popolo. Lo chiamarono Usa-day. Ovviamente io e tanti altri disertammo l'appuntamemento. All'epoca dissi a un mio collega, Pino Rigido: "Ma possibile che nei momenti cruciali noi non abbiamo mai una piazza in cui riconoscerci?". E lui: "Io almeno a piazza San Giovanni ho festeggiato lo scudetto della Roma". Ecco, quanto si dovrà aspettare senza rassegnarsi a sventolare ieri la bandierina americana e oggi quella di Arcore? Dove sono finite le nostre bandiere?
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