Gianfranco Franchi
Cosa ricordo delle mie
settimane a Cipro: un'isola ferita e umiliata da un'occupazione militare turca
che nessuno nomina e nessuno denuncia mai, qui in Europa, e nessuno riconosce,
nel mondo, a parte Ankara. Ricordo città piene di storia e di bellezza, come
Famagosta, puntinate da rioni fantasma, le chiese dei greci diroccate,
spogliate, distrutte. Pullman carichi di esuli grecociprioti che scavallavano il confine, a Nicosia,
per andarsene a rivedere la tomba di san Barnaba, o le rovine di Salamina, o lo
spettrale, romantico castello di sant'Ilario. Ricordo il muro di Nicosia e
ricordo quanto mi scavò dentro vedere una città spezzata in due tronconi,
innaturalmente. Ricordo una speculazione edilizia vergognosa, per tutta
"cipro nord", cemento a volontà a sporcare Kyrenia e Bellapais e le
spiagge delle tartarughe, tanti cartelloni pubblicitari scritti nella lingua
degli ultimi padroni, gli inglesi, e tanto servilismo dei coloni turchi nei
confronti degli inglesi; ricordo i monasteri armeni abbandonati e violati dalla
ferocia turca, e le chiese greche scoperchiate. O trasformate in magazzino, o
magari in taverna. Ricordo di aver sentito tanto dolore e tanta pietà, tanto
amore e tanta empatia, e di aver desiderato di poter restare per anni, per
scrivere cosa succedeva nella terza isola più grande del nostro mare - con una
storia così famigliare, così multietnica, così complicata. Ricordo musi di
Ataturk a puntinare la Cipro occupata, un incrocio tra Bela Lugosi e
Tutankamon, faceva spavento - e così le esecrabili sculture turche, memoria
della riuscita aggressione degli anni Settanta. Ricordo che al mio ritorno ho
studiato la storia dell'eroica difesa di Bragadin e dei suoi compagni con vera
sofferenza, e altra comprensione. Adesso l'Europa vuole spogliare i ciprioti
dei loro soldi, e di quelli dei russi, fratelli e difensori dell'ortodossia.
Non so che senso abbia - spero non sia l'ennesimo suicidio, a beneficio dei
turchi, amici degli yankee e di londra. Spero, ogni venti minuti, che Cipro
diventi greco-russa e torni libera. Libera veramente. E si possa cominciare a
curare ferite recenti e antiche, molto. Coraggio fratelli ciprioti.
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