Soso
Le mosse che hanno preceduto la conferenza di pace di
Ginevra-Montreaux che comincia oggi promettono
un pessimo inizio: Iran escluso malgrado la decisiva presenza nell'area del
conflitto, ma molti altri paesi anche lontanissimi presenti solo perché
schierati nei due fronti: 39 paesi divisi soprattutto sull'essenziale e cioè la
permanenza al potere del presidente Assad, un fattore legato alla sovranità
stessa del paese siriano. L'ipocrisia che getta le basi della conferenza
"di pace" è nota ed evidente: l'emittente irakena Afaq TV ha
trasmesso le immagini di un gruppo di terroristi dell'Isil che ammettono il
coinvolgimento saudita nell'invasione del legittimo e internazionalmente
riconosciuto territorio di Baghdad. Proprio lo stato sovrano che vedrà
addestrare diecimila suoi militari da parte dell'esercito degli Stati Uniti,
militari che col supporto iraniano hanno smantellato il cosiddetto
"emirato di Karbala e Najaf", si schiera ormai lungo la frontiera
saudita cauterizzandone il retroterra logistico. Il principale fronte di guerra
direttamente connesso con l'Arabia Saudita sta quindi scomparendo, sotto
l'attacco congiunto delle forze irakene e siriane. Ma mentre anche il fronte
nord sta per crollare sommerso dalle avanzate dell'esercito nazionale, le bande
kaediste si abbandonano al regolamento di conti terminale, che ha già causato
lo sbandamento dei guerriglieri "laici". Dunque chi a Ginevra si
contrapporrà alla legittima delegazione siriana, non rappresenta sul campo
quasi nessuno. È ormai lampante che le forze schierate nella guerriglia terrorista
sono composte da stranieri di molte nazionalità, i cui costi sono coperti dalle
monarchie petrolifere del Golfo, con i sauditi nella parte del re ormai fin
troppo nudo. L'allarme del ministro degli esteri italiano Emma Bonino, che
denuncia cellule kaediste dormienti tra i rifugiati siriani anche in Europa, è
contemporaneo al grande ponte aereo russo che trasporta in Siria enormi
quantitativi di nuovi armamenti: il contributo dei volontari egiziani sarà
evidentemente significativo e imprimerà un ritmo nuovo alla guerra. Ginevra 2
insomma rischia di essere solo un attardato foro di parole, perché i rapporti
di forza sul campo della guerra di aggressione efferata alla Siria e all'Irak
sono chiari e non reversibili. L'intervento "indiretto" dell'Egitto
contro il terrore kaedista è significativo e non limitato alla Siria: già a
novembre 2013 si è svolta la prima conferenza dell’opposizione libica al Cairo,
dove erano presenti molti rappresentanti del vecchio regime e del regime
attuale. Immediatamente dopo e fino ad oggi, gruppi della resistenza
jamahirista hanno assalito e occupato le basi militari di Sabha e la vicina
base aerea di Taminhant nel Fezzan, ma anche le città di Agedabia, Marsa
al-Braga, Ras Lanuf, Saluq e Tobruq. Evidente il supporto logistico esterno e
non solo da Est, di una ribellione sovranista libica improvvisamente tanto
estesa. Chiarissimo ormai anche il solito e ibrido connubio di tutte le
"primavere avvelenate": a fianco della repressione kaedista scatenata
da nord, sono infatti intervenuti i bombardieri francesi basati a Ndjamena, in
Chad.
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