mercoledì 22 gennaio 2014

Perché la conferenza di Ginevra sulla crisi siriana parte in salita



Soso

Le mosse che hanno preceduto la conferenza di pace di Ginevra-Montreaux  che comincia oggi promettono un pessimo inizio: Iran escluso malgrado la decisiva presenza nell'area del conflitto, ma molti altri paesi anche lontanissimi presenti solo perché schierati nei due fronti: 39 paesi divisi soprattutto sull'essenziale e cioè la permanenza al potere del presidente Assad, un fattore legato alla sovranità stessa del paese siriano. L'ipocrisia che getta le basi della conferenza "di pace" è nota ed evidente: l'emittente irakena Afaq TV ha trasmesso le immagini di un gruppo di terroristi dell'Isil che ammettono il coinvolgimento saudita nell'invasione del legittimo e internazionalmente riconosciuto territorio di Baghdad. Proprio lo stato sovrano che vedrà addestrare diecimila suoi militari da parte dell'esercito degli Stati Uniti, militari che col supporto iraniano hanno smantellato il cosiddetto "emirato di Karbala e Najaf", si schiera ormai lungo la frontiera saudita cauterizzandone il retroterra logistico. Il principale fronte di guerra direttamente connesso con l'Arabia Saudita sta quindi scomparendo, sotto l'attacco congiunto delle forze irakene e siriane. Ma mentre anche il fronte nord sta per crollare sommerso dalle avanzate dell'esercito nazionale, le bande kaediste si abbandonano al regolamento di conti terminale, che ha già causato lo sbandamento dei guerriglieri "laici". Dunque chi a Ginevra si contrapporrà alla legittima delegazione siriana, non rappresenta sul campo quasi nessuno. È ormai lampante che le forze schierate nella guerriglia terrorista sono composte da stranieri di molte nazionalità, i cui costi sono coperti dalle monarchie petrolifere del Golfo, con i sauditi nella parte del re ormai fin troppo nudo. L'allarme del ministro degli esteri italiano Emma Bonino, che denuncia cellule kaediste dormienti tra i rifugiati siriani anche in Europa, è contemporaneo al grande ponte aereo russo che trasporta in Siria enormi quantitativi di nuovi armamenti: il contributo dei volontari egiziani sarà evidentemente significativo e imprimerà un ritmo nuovo alla guerra. Ginevra 2 insomma rischia di essere solo un attardato foro di parole, perché i rapporti di forza sul campo della guerra di aggressione efferata alla Siria e all'Irak sono chiari e non reversibili. L'intervento "indiretto" dell'Egitto contro il terrore kaedista è significativo e non limitato alla Siria: già a novembre 2013 si è svolta la prima conferenza dell’opposizione libica al Cairo, dove erano presenti molti rappresentanti del vecchio regime e del regime attuale. Immediatamente dopo e fino ad oggi, gruppi della resistenza jamahirista hanno assalito e occupato le basi militari di Sabha e la vicina base aerea di Taminhant nel Fezzan, ma anche le città di Agedabia, Marsa al-Braga, Ras Lanuf, Saluq e Tobruq. Evidente il supporto logistico esterno e non solo da Est, di una ribellione sovranista libica improvvisamente tanto estesa. Chiarissimo ormai anche il solito e ibrido connubio di tutte le "primavere avvelenate": a fianco della repressione kaedista scatenata da nord, sono infatti intervenuti i bombardieri francesi basati a Ndjamena, in Chad.

Nessun commento:

Posta un commento