Annalisa Terranova
Ha novant'anni, ma il mestiere di storico lo sa ancora fare con maestria, con la meraviglia del vero ricercatore e con la perizia del vero esperto. Jacques Le Goff, il medievista che ha divulgato come nessun altro la storia delle mentalità, nel suo ultimo pamphlet si chiede se sia un bene "tagliare la storia a pezzi". Dividere il tempo in segmenti. Ogni segmento un'epoca. Epoca cui appiccichiamo, a posteriori, un'etichetta, un'interpretazione, una caratteristica. Ma se avessimo la possibilità di chiedere a un uomo del Medioevo: senta lei lo sa di essere un medievale? Lui risponderebbe che no, non ne sa nulla. Questo è il punto di partenza, certo, perché poi interrogare il passato deve comportare i suoi oneri, i suoi rischi. Senza l'interpretazione, che è anche azzardo, il mestiere dello storico non si fa, ci si ferma allo stadio di "antichisti", quelli disprezzati da Nietzsche (a torto, perché la storiografia tedesca, sebbene incline alla filologia, non fu solo erudizione infruttuosa). Le Goff, dopo decenni di ricerca storica, è convinto che la storia non abbia un senso, ma che sia un movimento, "un movimento che va avanti portandosi dietro alcune eredità. Le possiamo studiare. Ma nessuno può dire cosa ci riservi il futuro". Ebbene ciò che lo storico francese propone è un Medioevo lungo, che va dal VI al XVII secolo, periodo che appunto "sta in mezzo" tra antichità e modernità. "Non c'è nessuna rottura fondamentale tra Medioevo e Rinascimento, tra il 14esimo e il 17esimo secolo. Ci sono cambiamenti che non modificano in modo sostanziale la natura della vita dell'umanità". Tesi opposta a quella di Jacob Burckhardt, secondo cui l'Umanesimo e il Rinascimento furono caratterizzai da un risveglio delle coscienze individuali. Le Goff non è d'accordo. E allora Cristoforo Colombo e William Shakespeare sono due uomini del Medioevo? Questa la sua risposta: "Sono entrambi pienamente del Medioevo. Cristoforo Colombo ha scritto dei suoi viaggi e ha ben spiegato quello che cercava. Attraverso i mari non cerca il mondo e l'avventura, cerca Dio. Gli eroi del teatro di Shakespeare sono i nobili, i borghesi, gli ebrei che vivevano nel Medioevo e che Shakespeare vedeva intorno a lui".
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