venerdì 27 dicembre 2013

Sono migliaia i figli della guerra siriana che rischiano la vita (molti neonati sono in Libano). Perché l'Onu tace?




Soso

Dall'inizio dell'invasione, sono 21 mila i bambini siriani nati da mamme fuggite nelle nazioni confinanti. Il maggior numero di neonati sono in Libano, dove le condizioni di vita sono proibitive e i rischi di contrarre polmonite e poliomielite altissimi. L'Unicef ha lanciato un allarme rosso: se la comunità internazionale e i paesi ospitanti non faranno di più per proteggere i bambini figli della guerra siriana, non si potrà evitare una catastrofe. Il governo libanese non riesce a fornire ormai alcuna sistemazione agli oltre ottocentomila profughi siriani, che vivono in tendopoli nelle periferie urbane. Con temperatore notturne sotto zero, l'Unicef registra un incremento di casi di polmonite e malattie respiratorie soprattutto tra i bambini più piccoli e deboli.
Cinquecentomila bambini siriani rifugiati negli stati confinanti rischiano di contrarre la polio, perché non sono stati vaccinati a causa dei combattimenti in patria. Moltissimi bambini nati nelle tendopoli non hanno nemmeno regolari certificati di nascita e questo li espone a molti abusi, come il traffico di organi umani o i matrimoni forzati di bambine. A rendere più grave il dramma dei bambini siriani è anche la condizione che vede molti di loro aver perduto uno o entrambi i genitori: alla fine di settembre infatti l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha registrato 2440 bambini rimasti soli in Libano e 1320 in Giordania. Alcuni di loro non riescono nemmeno a parlare, dopo gli orrori a cui hanno dovuto assistere.
Ma proprio in Libano, un nuovo focolaio fondamentalista viene acceso nel nord-ovest con epicentro la città di Tripoli. Dopo la disfatta e la dissoluzione del cosiddetto esercito libero siriano sul fronte Nord, per le politiche di guerra neo-colonialiste francese, britannica e saudita è assolutamente necessario aprire un fronte a mare, per sostenere il fronte nord kaedista ormai quasi isolato e l'assalto alla Siria da ovest, violando la neutralità del Libano. Il ministro francese Fabius ha infatti riaffermato il pieno sostegno della Francia a una dirigenza politica "laica", che costituisce solo il cartello dei propri ascari e non controlla affatto le milizie fondamentaliste filo-saudite, lanciate di nuovo all'attacco contro la Repubblica Araba Siriana, ma anche contro il Libano multietnico e multiconfessionale.
Lo stesso destino sembra essere riservato al nucleo fondamentalista che partendo dal confine saudita, ha portato la guerra direttamente sul territorio irakeno. L'Esercito di Baghdad ha infatti lanciato una nuova e vasta operazione intorno alla città di Ramadi nella Provincia di Anbar, al confine con la Siria: due basi terroriste dell'organizzazione chiamata "stato islamico dell'Irak e del Levante", sono state annientate con l'impiego di mezzi pesanti, artiglieria ed elicotteri. L'Onu e le diplomazie internazionali dovrebbero quindi porsi il problema di cosa accadrà, quando l'armata irakena avrà respinto le milizie kaediste nei santuari logistici sauditi e i due eserciti nazionali si troveranno direttamente contrapposti.

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