domenica 8 dicembre 2013

L'internazionale kaedista contro la Croce di Maaloula




Soso

La guerra d'invasione siriana è all'inizio della fine, per questo l'antco villaggio cristiano di Maaloula brucia di nuovo. L'ondata kaedista rifluisce, ma il fuoco che minaccia la Croce lancia un messaggio che è pure una promessa: questa volta non si è combattuta una guerriglia, ma una vera Jihad. Una guerra in campo aperto contro un nemico temibile, sostenuto da potenze di primissimo ordine e che rappresenta il primo obiettivo da abbattere: la convivenza fra le confessioni religiose e la laicità delle istituzioni. La morte in combattimento nella località siriana di Tirtiyah, del colonnello Abu Daifallah al-Saudi dei commandos sauditi, ucciso assieme a un francese e due britannici... ci ricorda la composizione del gruppo sub-imperialista più irriducibile ed evidenzia le forze internazionali che stanno uscendo sconfitte, dall'accordo tra Putin e Obama, ma anche dal raffreddamento della tensione irano-americana. L'eliminazione ad Alieh del leader kaedista somalo Sami Abdullah Ahmad e l'allarme delle intelligence occidentali, riguardo i duemila combattenti kaedisti europei, ci ricordano quindi che l'internazionale kaedista continua ad alimentare l'incendio siriano. 
Il gruppo armato kaedista sterminato dall'esercito siriano, mentre saccheggiava il mercato di Al-Dbait ad Aleppo, è una conseguenza del cambio di fronte della Turchia di Erdogan. Senza più quel retroterra logistico, le milizie fondamentaliste sono costrette ad estremi rimedi di sussistenza ed a un radicale mutamento strategico: passare dalla guerra aperta alla guerra di bande, ma anche cercare di aprire un nuovo fronte in Libano, dove il supporto imperialista occidentale possa arrivare dal mare. La guerra siriana insomma deve continuare per travolgere altri popoli ed ecco il messaggio di Natale da Maaloula: bruciare la croce.

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