mercoledì 18 dicembre 2013

Il paradosso siriano: l'Europa schierata con i kaedisti tradisce il valore della tolleranza




Soso

Ripetute per decenni in tutto l'ex prospero occidente, nozioni come difesa della civiltà cristiana e della convivenza pacifica fra confessioni diverse, mostrano lo spessore non solo delle società che le hanno veicolate, ma anche di quanto in realtà sia piuttosto desueto rischiare per certi "valori", fedi e convinzioni. Le società in questione possono intendersi nel limitativo spessore cui alludeva Ferdinand Tönnies, in quanto fondate sul contrattualismo associativo contrapposto al ben più sostanziale concetto di comunità. Società che chiamare oggi per azioni e a responsabilità molto limitata, conduce a non offendere alcuno politico, proprio nessuno. Ma neanche alcun cittadino-spettatore, vera metamorfosi attuata in tutte le democrazie mediatiche euro-atlantiche. Duemila cristiani in trappola a Kanaye, in Siria, occupato militarmente dai miliziani di Al Nusra, che finiranno massacrati se non si convertiranno all'Islam: ne parla anche monsignor Haddad, rettore della Basilica di Santa Maria in Cosmedin a Roma, raccontando di come fino a oggi in Siria convivevano 7 etnie e 17 fedi religiose diverse, dipingendo un quadro ben diverso da quello offerto dalla grande maggioranza dei media occidentali, ma anche dalle ben note Al Jazeera e Al Arabja saudite e katariote…come già a Maaloula d'altra parte e in tutta la Siria assalita dai fondamentalisti kaedisti, stipendiati in petrodollari. L'altra notizia tragica di questi giorni è che entro la fine del 2014 invece, dagli attuali 2 milioni di profughi si passerà a più di 4 milioni di persone che si riverseranno in Libano, Giordania, Turchia, Iraq ed Egitto. Una tragedia che turba il natale consumista di pochi, come già visto in altri capitoli vergognosi come il Ruanda. Il paradosso questa volta è però di portata storica: a fianco dell'esercito nazionale siriano - esercito di leva e quindi in larghissima parte sunnita - combattono oggi ventimila cristiani siriani e libanesi, ma anche e soprattutto i volontari internazionalisti sciiti provenienti dallo Yemen, dall'Iraq, dall'Iran e dal Libano. Una levata di scudi decisiva e tanto numerosa da superare di gran lunga le celebri brigate internazionali della guerra civile spagnola, cui questo conflitto somiglia sempre più per rilievo internazionale e importanza della sperimentazione militare. Questa volta però, convivenza pacifica fra fedi diverse e istituzioni rappresentate nel consesso internazionale sono difese da cittadini non europei. Questa volta l'Europa si distingue per l'ipocrisia con cui prende le distanze dai suoi duemila cittadini schierati con i kaedisti nella guerra di invasione scatenata contro il popolo siriano, cittadini euro-kaedisti supportati fino ad oggi da sanzioni "comunitarie", oltre che da truppe speciali inviate sul campo con metodi non legittimi e rivendicati solo quando l'esercito nazionale siriano ha smascherato certe operazioni, come nel caso dei 13 ufficiali francesi (un caso che ha fatto venire a galla come la Francia abbia condotto operazioni militari segrete armando i ribelli). Dunque a chi augurare Buon Natale, se non ai volontari sunniti, sciiti e cristiani che si giocano la pelle e troppo spesso ce la rimettono, come i duecentocinquanta miliziani Hizb-Allah, caduti in battaglia? Buon Natale dunque, fratelli soldati.

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