Annalisa Terranova
Si lascia leggere come gli altri il terzo libro della saga femminile di Elena Ferrante ("L'amica geniale", "Storia del nuovo cognome", "Storia di chi fugge e di chi resta") che attraversa l'inquieto dopoguerra attraverso la storia di due amiche, Elena e Lila, cresciute in un rione napoletano povero e pieno di maschi sboccati ma protettivi. E' che anche qua non si mette ancora il punto finale. La storia va avanti. E a parte lo stereotipo dei fascisti picchiatori dei sindacalisti davanti alle fabbriche (che appare in questo terzo libro e che mi ha un po' infastidito), questo seguito del racconto conferma ciò che da subito ho pensato fin da quando si sono materializzate sulla pagina scritta Elena e Lila. Questa è la storia del riscatto femminile attraverso lo studio. Che non rende sempre le donne più felici ma più consapevoli. Che cos'è stato studiare per le donne? Una via di emancipazione personale, senza passare necessariamente per il femminismo. Ma anche un modo per somigliare ai maschi, per attirare il loro rispetto e, da ultimo, per conquistarli. E' così che Elena seduce gli uomini, mentre Lila può contare solo sul suo fascino di sirena. Eppure, maschi e femmine non studiano nello stesso modo. I maschi coltivano l'autostima, le femmine sentono il rischio di restare sopraffatte. E poi c'è la scrittura come dono. Elena scrive per i suoi amori. Ma sembra che elabori compitini a casa. Quando sono gli uomini a scrivere per le donne, c'è sempre nella loro offerta qualcosa di geniale (più noiosi, di sicuro, quando scrivono solo per sé). Ciò che Elena studia rimane in superficie e in realtà il suo affannarsi sui libri non significa più niente dinanzi alla tentazione di concedersi, come tutte le donne del rione dov'è cresciuta, al ruolo tradizionale di moglie o amante privilegiata. La sua emancipazione attraverso lo studio e la scrittura alla fine risulta fallimentare.
Poi, c'è la storia di un'amicizia. Un'amicizia tra donne, con quel sottofondo di rivalità complesse, sfuggenti, inconfessabili che allontanano a dispetto della vicinanza dovuta all'affetto. Le due amiche sono una specchio dell'altra. E come sempre accade, in tutte le amicizie, una trae forza dall'altra, segnando irrimediabilmente la propria subalternità. E infine, ci sono gli uomini: non uno che riesca bene. Né padri, né fratelli, né mariti, né fidanzati. Convincono solo quelli che si assumono le proprie responsabilità senza tante chiacchiere. Peccato che siano comunisti...
Ma alla fine, dopo tante pagine divorate con curiosità e partecipazione, una si ritrova sia in Elena che in Lila. Non sa decidersi a scegliere, perché le tante sfumature alla fine non determinano figure nette e precise. E spera che, se ci sarà un quarto libro (il finale resta aperto quindi è probabile di sì) si riuscirà finalmente a capire se Elena ha una sua volontà oppure no e se Lila è una strega invidiosa oppure l'emblema della donna moderna, che in ogni caso ce la fa da sola.
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