Soso
Riflettendo sul capolavoro libico del fu Sarkò e sull'attuale
caos conseguente quella "primavera", si può parlare ormai di fatti
certi, senza necessariamente anticipare previsioni: noi italiani siamo immersi
nei mutamenti ma stiamo quasi solo a guardare, mentre attorno a noi niente sarà
come prima del 2011. Non dobbiamo certo solo preoccuparci per forniture di gas
e petrolio ormai precarie, perché sarebbe quantomeno egoistico solo pensare
al futuro dei cittadini libici. Assistiamo infatti alla balcanizzazione di uno
stato nazionale e al radicamento del kaedismo, possiamo riflettere sul
laboratorio che si voleva replicare in Siria e che fortunatamente è per ora
stato fermato.
Quello che rattrista di più però è la certezza che niente è
finito. La conferenza di Ginevra 2 si allontana sempre dal traguardo, ma
soprattutto dovrebbe essere chiaro che il confronto fra l'imposizione unipolare
delle "democrazie reali" dell'occidente con la risposta multipolare
di altri popoli, ha quasi replicato Sarajevo del '14 o Danzica del '39. Ecco
quindi perché parlare di Siria, col metodo dei non addetti ai lavori e
diffidando delle vulgate mediatiche, sapendo che il prezzo dell'assenza di
verità lo pagheremmo tutti noi.
Ma soprattutto, tanto per dare il giusto tono a questo post,
bisognerebbe ricordare che "Natale non è per i fortunati, natale è per i
maltrattati. "
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