sabato 9 novembre 2013

Storia del Secolo. Quando si vendevano i libri di Drieu e Brasillach



Luciano Lanna

Nel 1963 con l’arrivo di Arturo Michelini al Secolo vengono chiamati alcuni giovani nuovi redattori. Tra questi un gruppetto significativo di dirigenti del Fuan: Franco Petronio, leader della rivolta di Trieste del 1953; Cesare Pozzo, altro protagonista di quella avventura e già ex parlamentare; il calabrese Pippo Marra e il romano Raffaello Della Bona, più noto come Lello. Quest’ultimo insieme al futuro grande inviato di guerra Giorgio Torchia avevano in realtà già lavorato per un breve periodo al Secolo dopo il fallimento del quotidiano di Pino Romualdi, Il Popolo italiano, di cui erano stati redattori. Della Bona, che era stato anche presidente nazionale del Fuan, era infatti vicino alle posizioni politiche di Romualdi e traduceva questa sua sensibilità in una preferenza per la dimensione culturale. “Ricordo molto bene – racconta Lello – il caporedattore Franz Maria D’Asaro, che veniva dal Tempo di Angiolillo e che, anche lui, dava molta importanza al dibattito delle idee…”. 

Contemporaneamente all’impegno redazionale Della Bona insieme a un gruppetto di suoi amici in quegli anni stava stampando alcuni libri degli scrittori francesi diventato famosi in Italia dopo la traduzione nel 1961 del libro di Paul Sérant “Romanticismo fascista”. L’iniziativa dei giovani universitari si presentava in libreria con l’etichetta delle Edizioni Caravelle, un nome che voleva richiamare la loro militanza nel Fuan-Caravella di Roma. Tra questi libretti ebbero molto successo soprattutto le traduzioni di “Lettera a un soldato della classe ’40” di Robert Brasillach e “Fascismo, socialismo, Europa” di Drieu che uscirono entrambi nel 1964. “Siccome ebbi l’idea di pubblicizzarli attraverso le pagine del Secolo – spiega Della Bona – e arrivavano in redazione migliaia e migliaia di vaglia per l’acquisto  dai vertici del giornale mi chiesero di occuparmi settimanalmente di una pagina con le novità librarie. Era un vero e proprio inserto librario, uno spazio che più avanti negli anni avranno tutti i giornali ma allora era una sorta di nostra specificità…”. 

Il giovane giornalista era instancabile e Michelini, colpito dalle sue capacità, un giorno lo convoca e gli chiede – erano gli anni del successo tra gli studenti del Diario Vitt  caratterizzato dalle vignette di Benito Jacovitti – se riusciva a realizzare il Diario Balilla, un diario scolastico con annotazioni sulle date della storia del risorgimento e del fascismo. “Ad esempio – gli disse il segretario del Msi – alla data del 28 ottobre occorre trovare un’illustrazione della marcia su Roma e affiancarla con una lunga didascalia che spieghi cosa accadde quel giorno…”. Della Bona, che come dimostravano anche i libri che editava con i suoi amici era tutt’altro che un nostalgico dei tempi in cui i treni arrivavano in orario, dopo qualche imbarazzo declinò l’invito anche se il diario venne realizzato e venne consegnato alle sezioni missine per i figli degli iscritti…

Nel frattempo, dal 12 al 14 giugno 1965, al Teatro Massimo di Pescara con l’ottavo congresso del partito si affrontano le tre correnti missine che fanno capo rispettivamente al segretario e padre-padrone Arturo Michelini, all’oppositore della cosiddetta “sinistra nazionale” di Rinnovamento Giorgio Almirante e al fondatore del Msi dalla clandestinità ed esponente della destra interna Pino Romualdi. Sarà uno dei più turbolenti congressi missini. Ancora una volta Michelini riuscirà a prevalere sui suoi antagonisti interni, questa volta rompendo con Romualdi e grazie all’accordo stipulato sottobanco all’ultima ora con Almirante che, oltretutto, tornerà anche alla redazione del Secolo. La decisione del leader di Rinnovamento, presa senza consultare la base della componente (che aveva aggregato soprattutto l’area giovanile e studentesca), sarà duramente e platealmente contestata da molti delegati della sinistra missina con il celebre lancio delle monetine, con l’abbandono del congresso e anche con numerose dimissioni dal partito che segneranno una seconda ampia diaspora dopo quella precedente del 1956. Tutti i seguaci di Romualdi, inoltre, verranno estromessi dalla direzione del partito. Cesare Mantovani, che oltre che essere il presidente del Fuan era anche un redattore del Secolo, perderà infatti la presidenza dell’organizzazione universitaria missina e verrà sostituito da Marco Masi, un personaggio che successivamente, intorno al ’68, entrerà insieme a un altro dirigente del Fuan, Massimo Brutti, addirittura nel Pci…. Proprio nel 1965 si realizzerà anche la rottura di Lello Della Bona col Secolo dopo che il brillante giornalista con un gruppetto di suoi amici realizzerà il primo cabaret romano, il celeberrimo Bagaglino. 

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