giovedì 10 ottobre 2013

Il "mercoledì da leoni" dei giovani di Sant'Egidio


Lorenzo Randolfi
È mercoledì. Anche questa settimana una trentina di giovani si incontrano nel cortile dell'Università “La Sapienza” di Roma. Sono gli universitari della Comunità di Sant’Egidio che si organizzano per incontrare i senzatetto delle zone limitrofe, portargli il pasto serale e passare del tempo in allegria con loro. “Sapienza on the road” è il nome di questa recente iniziativa, una delle tante attività itineranti della nota Comunità animata da Andrea Riccardi.Come si può immaginare, il gruppo del mercoledì è un ampio assortimento di ventenni provenienti dal colorato mondo della più giovane generazione italiana. C'è la ragazza studiosa e il fuoricorso; il giovane benestante vestito griffato e quello che lavora per pagarsi gli studi. Sono romani, siciliani e anche albanesi. Iphone, lettori mp3 e pc portatili non mancano, sono gli strumenti di questa generazione.Dall'altra parte, i senzatetto, un mondo altrettanto vario ma sicuramente non colorato. Anzi, un termine “senzatetto” dal sapore burocratico , che di per sé non dice nulla e solo vagamente fa immaginare di quale condizione si tratti. Disoccupati, sfrattati, padri separati, anziani senza familiari, immigrati e disturbati mentali. Elencarli in categorie aiuta a mantenere le distanze, a ridurre tutto ad una classificazione che dà la tranquillità, la rassicurazione di non essere anche noi nell'elenco. Sicurezza. Altra parola che nulla dice. La vita umana di suo non ha nulla di sicuro. È caotica, precaria, imprevedibile, fragile. Basta un incidente, un licenziamento, un matrimonio finito male e ci si ritrova a non riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena. Qualcuno ha detto che l’uomo è fabbro del suo destino ma nello scorrere fluviale della vita, è il Caso che preme l'interruttore di molti eventi.Ecco quindi che i giovani hanno molto da imparare dall'incontro con queste persone cadute in miseria. Tra i primi e i secondi si crea un rapporto vero, un’amicizia, non soltanto uno scambio materiale in cui gli studenti di Sant’Egidio danno pane ai senzatetto. Si conoscono, si chiamano per nome, si raccontano le giornate, ridono insieme e a volte festeggiano insieme i compleanni. Con i giovani di Sant’Egidio, i poveri delle nostre città continuano ad avere una dignità di persone; senza di loro da uomini diverrebbero fantasmi. Con il confronto con i poveri, i ragazzi scoprono il significato della vita.Il viaggio è la metafora giusta per questi studenti. Essi sono una carovana di amici che viaggia nella notte delle nostre città, oltre il velo di benessere che le ricopre. Tutti insieme si fanno coraggio in questa notte e una stella gli indica il cammino: è l'amore per il prossimo.


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