Lorenzo Randolfi
È mercoledì. Anche questa settimana una trentina di giovani si
incontrano nel cortile dell'Università “La Sapienza” di Roma. Sono gli universitari
della Comunità di Sant’Egidio che si organizzano per incontrare i senzatetto
delle zone limitrofe, portargli il pasto serale e passare del tempo in allegria
con loro. “Sapienza on the road” è il nome di questa recente iniziativa, una
delle tante attività itineranti della nota Comunità animata da Andrea Riccardi.Come si può immaginare, il gruppo del mercoledì è un ampio
assortimento di ventenni provenienti dal colorato mondo della più giovane
generazione italiana. C'è la ragazza studiosa e il fuoricorso; il giovane
benestante vestito griffato e quello che lavora per pagarsi gli studi. Sono
romani, siciliani e anche albanesi. Iphone, lettori mp3 e pc portatili non
mancano, sono gli strumenti di questa generazione.Dall'altra parte, i senzatetto, un mondo altrettanto vario ma
sicuramente non colorato. Anzi, un termine “senzatetto” dal sapore burocratico
, che di per sé non dice nulla e solo vagamente fa immaginare di quale
condizione si tratti. Disoccupati, sfrattati, padri separati, anziani senza
familiari, immigrati e disturbati mentali. Elencarli in categorie aiuta a
mantenere le distanze, a ridurre tutto ad una classificazione che dà la
tranquillità, la rassicurazione di non essere anche noi nell'elenco. Sicurezza.
Altra parola che nulla dice. La vita umana di suo non ha nulla di sicuro. È caotica,
precaria, imprevedibile, fragile. Basta un incidente, un licenziamento, un
matrimonio finito male e ci si ritrova a non riuscire a mettere insieme il
pranzo con la cena. Qualcuno ha detto che l’uomo è fabbro del suo destino ma
nello scorrere fluviale della vita, è il Caso che preme l'interruttore di molti
eventi.Ecco quindi che i giovani hanno molto da imparare dall'incontro
con queste persone cadute in miseria. Tra i primi e i secondi si crea un
rapporto vero, un’amicizia, non soltanto uno scambio materiale in cui gli
studenti di Sant’Egidio danno pane ai senzatetto. Si conoscono, si chiamano per
nome, si raccontano le giornate, ridono insieme e a volte festeggiano insieme i
compleanni. Con i giovani di Sant’Egidio, i poveri delle nostre città
continuano ad avere una dignità di persone; senza di loro da uomini
diverrebbero fantasmi. Con il confronto con i poveri, i ragazzi scoprono il
significato della vita.Il viaggio è la metafora giusta per questi studenti. Essi sono
una carovana di amici che viaggia nella notte delle nostre città, oltre il velo
di benessere che le ricopre. Tutti insieme si fanno coraggio in questa notte e
una stella gli indica il cammino: è l'amore per il prossimo.
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