Annalisa Terranova
Confesso che in oltre venti anni di professione non mi era
mai capitata una giornata politica così divertente come quella odierna. Succede
quando i leader dormono poco. Berlusconi non ha dormito per 55 giorni (lo ha
detto lui). E anche Letta ha passato la notte insonne (lo ha detto sempre lui).
E così in meno di una settimana la crisi è rientrata e chi l’aveva aperta,
catturato dai suoi stessi giochi di prestigio, cambia le carte in tavola un’ora
dopo l’altra, pur di non essere messo all’angolo. Non si può negare che la spregiudicatezza
di Berlusconi ha per ora spiazzato soprattutto quelli che pensavano che finalmente
il suo ruolo sarebbe diventato marginale. Certo il suo declino resta evidente
così come sarà difficile nascondere sotto il tappeto la polvere lasciata dal
gigantesco conflitto che sta scuotendo il suo partito. Ma nessuno può dire come
andrà a finire, perché ora anche quelli che erano sul punto di sbattere la
porta, nel Pdl, stanno compiendo grandi manovre di riavvicinamento, a dispetto
della logica. Ma gli elettori del Pdl al suo leader perdonano tutto,
figuriamoci una sfiducia rientrata per non far apparire Alfano come il
vincitore della partita. Così abbiamo un Formigoni che dice ai giornalisti: “Berlusconi
vince sempre”. E un Quagliariello che gli fa eco: “Il leader è per tutti
Berlusconi, ma le classi dirigenti del Pdl sono incompatibili”. Bisogna vedere
adesso se i dissidenti del Pdl avranno il coraggio di andare fino in fondo, di
non piegarsi al compromesso con quella linea populista di cui Berlusconi è il
principale artefice e il più convinto campione.
C’è però un dato sul quale vale la pena riflettere. In tanti
hanno paragonato la giornata odierna al 14 dicembre del 2010, quando fu
Gianfranco Fini a tentare l’operazione che avrebbe dovuto portare alla
sconfitta politica di Berlusconi e alla sua emarginazione dal quadro politico.
In quell’occasione alcuni finiani si sfilarono all’ultimo momento utile,
soccorrendo il governo guidato dal Cavaliere. Poi fu costruita la narrazione
del tradimento sovrapposta a quella già in auge del “compagno” Fini. In queste
ore tutta la trama era già pronta perché si ripetesse lo stesso copione. Basti
dire a riprova di ciò che Alfano è stato ribattezzato dai “falchi” Alfini.
Basta rivedersi il video delle accuse lanciate da Sallusti a un imbambolato
Cicchitto, impreparato dinanzi ai colpi durissimi dei talebani di Berlusconi.
Ma il tradimento non si è potuto consumare perché proprio Berlusconi, numeri
alla mano, ha fatto buon viso a cattivo gioco e ha fermato i “pugnali” prima
che la congiura prendesse corpo. E Letta
da leader inaffidabile per il capo del Pdl si è trasformato in leader cui
accordare la fiducia richiesta. La politica è anche questo. Soprattutto in
vista del voto che tra 48 ore sancirà la decadenza o meno di Berlusconi dal
Senato. La politica è anche questo quando si riduce a tattica. L’occasione per
rifondare un centrodestra è ancora a portata di mano, vedremo chi se la sente
di andare avanti. Intanto, almeno, si può seguire il consiglio di Francesco
Storace, tornato battutista smagliante: “Chiedo l’uscita dell’Italia dalla
neuro”.
Tornando al paragone con l’iniziativa di Fini di tre anni fa
resta un rammarico: all’epoca quell’operazione se la intestò uno che era stato
il leader di una destra oltre il dieci per cento. Oggi queste manovre stanno
tutte fuori da quel perimetro: Alfano è una sbiadita creatura di Silvio,
Formigoni è un ciellino, Cicchitto è un ex socialista, Giovanardi è... Giovanardi. La destra è fuori gioco. Costretta a stare in panchina. Al di là
della distribuzione dei torti e delle ragioni questo è un fatto innegabile. Anche
per questo la giornata del 14 dicembre 2010 fu drammatica. Quella di oggi,
invece, è stata macchiettistica. Divertente, certo, se per un attimo si
dimentica che intanto l’Iva è salita di
un punto e che la disoccupazione giovanile è tornata ai livelli del 1977.
Divertente se non ci si concentra sulla desolante prospettiva che da stasera si
ricomincia con il circo. Brunetta e Santanchè
da una parte, Fassina e Zanda dall’altra. (E la destra sempre in panchina, come
merita).
Concordo con il carattere macchiettistico della giornata. Ma francamente non mi pare inesistente e fuori gioco la " destra": un capo di governo che ricorda il "periodo felice" dei governi stabili ( a guida DC ma non lo esplicita ) come vogliamo definirlo di sinistra? Certo i professionali della destra sono fuori gioco...ma più che su di loro l'attenzione andrebbe posto a come sono stati selezionati. Ma invece non andrebbe discussa la lettera della Camusso a Il Corriere della Sera con cui la leader della CGIL ha posto il tema della cogestione ?
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