giovedì 10 ottobre 2013

Storia del Secolo: Genova 1960 e Genova 2001





Annalisa Terranova

I fatti del luglio 1960 a Genova sono noti: ci fu una sollevazione della piazza antifascista contro il congresso missino che avrebbe dovuto tenersi al teatro Margherita. Gli incidenti furono fatali per il governo Tambroni e per il timido esperimento di un centrodestra che fosse pienamente accettato dall’Italia del dopoguerra. I titoli del Secolo in quei giorni evocano la minaccia comunista: “Lo Stato capitola dinanzi alla teppa rossa. Non si terrà a Genova il congresso del Msi”. “Il Msi denuncia alla Nazione la grave minaccia comunista”. Titoli, intendiamoci, pienamente giustificati: solo dopo gli storici della destra italiana faranno fino in fondo i conti con quella vicenda. Per Adalberto Baldoni la sfida di Genova doveva essere evitata a priori, per Marco Tarchi quell’apparente insuccesso finì con il rafforzare la segreteria Michelini: alle amministrative del novembre 1960 la Fiamma compie un grosso balzo in avanti che la porta vicina ai due milioni di voti. 

Quarant’anni dopo, al G8 del 2001, la storia sembra ripetersi: il centrodestra al governo si gioca la sua immagine (anche se l’evento è stato pianificato dal governo precedente). Anche quella sfida fu persa: prima per la morte di Carlo Giuliani, poi per la vergognosa vicenda della Diaz.
Quando Giuliani fu ucciso nella redazione del Secolo eravamo in pochi: ricordo che fu affidato a me un fondino di commento a quella tragedia. Io rifiutai di scrivere che Giuliani aveva avuto ciò che meritava, come alcuni redattori pensavano e pensano. L’allora vicecaporedattore Pino Rigido era d’accordo con me. Scrissi che il morto poteva anche essere un poliziotto ventenne, ma che la morte di un ventenne è sempre una sconfitta, che quell’assurda guerra andava fermata e che i colpevoli non erano solo i black bloc perché la gestione della piazza era stata irresponsabile. Fu doloroso vedere Fini in tv difendere le forze dell’ordine e giustificare quella giornata disastrosa (tra i tanti strappi che ha fatto non ha mai detto di avere compiuto l’errore di essere andato in quei giorni alla questura di Genova, accompagnato dal deputato di An ed ex carabiniere Filippo Ascierto). Fu uno scempio il silenzio del Secolo sulla Diaz e quindi la sua giustificazione per bocca di Ascierto.. Fu una regressione considerare i no global tutti di sinistra dimenticando centinaia di pagine di Alain de Benoist contro il “mondialismo”. Ho sempre considerato demenziale da parte del Msi e poi di An la difesa d’ufficio e in ogni circostanza delle forze dell’ordine. Non perché detesti le forze dell’ordine ma perché non accetto l’idea di corpi separati con regole proprie rispetto agli altri comuni cittadini. Durante la direzione Perina-Lanna, dopo la sentenza per l’omicidio Sandri, ho potuto scrivere un articolo che si intitolava “Quando non è più possibile dire arrivano i nostri” e che cominciava così: “Non è un Paese normale, né civile, quello in cui se a compiere un delitto è un uomo in divisa scatta una sorta di rete di protezione, una cortina fumogena di mistificazione, che si conclude con una pena irrisoria nei confronti del singolo che ha infranto la legge. Non è un Paese normale né civile perché in questo tipo di Paese chi ha una divisa ha la missione di tutelare le persone e non di offenderle, di prevaricarle, di ucciderle”. Un articolo che, a proposito di Genova e dei fatti della Diaz, ristabiliva le giuste proporzioni e restituiva un po’ di onore a una destra che non era stata capace neanche di prendere le distanze (e ancora abbiamo visto sul caso Aldrovandi esponenti di questa stessa destra difendere i responsabili ormai condannati): ”In ogni caso, alle forze dell’ordine non dovrebbe appartenere il concetto di vendetta che ci fu e che fu messa in pratica nella caserma Bolzaneto, dove venivano portati i manifestanti fermati, picchiati e umiliati, insultati e costretti ad abbaiare o stare in piedi su una gamba sola. E vendetta ci fu con l’irruzione della polizia alla scuola Diaz, di notte, dove dormivano i militanti del Genoa Social Forum. Scene da “macelleria messicana” ebbe a dire un poliziotto, Michelangelo Fournier, che all’epoca dirigeva la missione punitiva in seguito ripudiata. Ovviamente furono trovate molotov, peccato che ce le avessero portate gli agenti stessi, per giustificare la mattanza. Il tragico cerchio di errori, di eccessi, di deviazioni da quello che dovrebbe essere il normale comportamento degli uomini in divisa, addestrati per tutelare i diritti dei cittadini e non per violarli, si chiude con il caso Sandri. La pena irrisoria inflitta all’agente Spaccarotella dimostra ancora una volta che la giustizia diviene magicamente strabica quando si tratta di punire il responsabile di un delitto se quel responsabile si fregia dell’appellativo di membro delle forze dell’ordine. Si replicherà: una mela marcia non pregiudica la bontà dell’intero frutteto. Ma se il contadino anziché buttarla via la spaccia come buona e genuina, su tutta la merce grava il sospetto di avarìa”.

1 commento:

  1. Ricorderai come quel tuo bellissimo articolo incluso nella rassegna stampa della Camera dei deputati scomparve, dopo un paio di ore, dalla versione online.

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