giovedì 21 agosto 2014

Oltre la logica del carcere, sulle "ali della libertà"



articolo pubblicato sul quotidiano il "Garantista" giovedì 14 agosto


Luciano Lanna
A un certo punto della storia c’è, non a caso, un dialogo sul romanzo Il conte di Montecristo. “Questo libro parla di un uomo che scappa da un carcere” spiega Andy Drufesne. E la replica di  Red è la migliore introduzione a quello di cui vogliamo parlare: “Allora dobbiamo inserirlo nelle letture didattiche?”. Sì, perché Le ali della libertà (il film) e Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank (il romanzo) è una delle più riuscite metafore narrative sul carcere, gli errori giudiziari e la libertà che siano mai state scritte e realizzate. Parliamo del film di Frank Darabont del 1994, con Tim Robbins e  Morgan Freeman, ma soprattutto della narrazione di Stephen King pubblicata nella raccolta Stagioni diverse (in Italia edita da Sperling & Kupfer). Ricordiamolo: il film è già da qualche anno al primo posto nella classifica Top 250 stilata dagli utenti di Internet Movie Database ed è stato inserito nella lista dei 100 migliori film statunitensi di tutti i tempi. Così come il romanzo è unanimemente considerato – insieme a Il miglio verde, ancora sul carcere e, in questo caso, sulla pena di morte – uno di migliori testi non horror o fantastici di Stephen King.
Per comprenderne il senso, tutto libertario, basterebbe leggere quest’altra frase di Red: “Alcuni uccelli non sono fatti per la gabbia, questa è la verità. Sono nati liberi e liberi devono essere. E quando volano via ti si riempie il cuore di gioia perché sai che nessuno avrebbe dovuto rinchiuderli…”. Tutto parte con un caso di errore giudiziario nel Maine del 1947. Accusato ingiustamente di essere l’omicida di sua moglie e del suo amante, Andy Dufresne, ex banchiere e finanziere, viene rinchiuso nel carcere speciale di Shawshank. Nel carcere le guardie e il corrotto direttore – un puritano fondamentalista religioso, un teocon si sarebbe detto qualche anno più avanti  –impongono la loro legge fatta di violenze gratuite e omicidi impuniti, di nonnismo aberrante e di illegalità attraverso un ipocrita sistema di paura e ricatto quotidiani. “Ma la paura ti rende ancora più prigioniero, solo la speranza può renderti libero” ammette Dufresne.
Un giorno, durante un lavoro forzato di ripristino sul tetto del carcere, Andy sente Byron Hadley, il capitano delle guardie, parlare ai colleghi dei suoi problemi economici e lo convince a farsi aiutare da lui con le sue competenze in ambito finanziario. Chiede e ottiene inoltre in  cambio qualche birra per gli altri detenuti che lavoravano con lui sul tetto. Da quel momento, Andy riscuote le simpatie degli altri detenuti, in particolare di Ellis Boyd Redding detto Red, un ergastolano che controlla il contrabbando all’interno del carcere e che sarebbe in grado di procurare ogni oggetto gli venga richiesto. Andy diventa anche responsabile della biblioteca di Shawshank e, pertanto, potrà assistere direttamente all’istruzione dei detenuti negli anni.
Un giorno, tra i nuovi detenuti in arrivo a Shawshank nel 1964, vi è Tommy Williams, un ragazzo condannato per furto con scasso. Tommy diviene amico di Andy e Red; il primo lo aiuta a studiare e a diplomarsi. Ma un giorno, prima di essere scarcerato, domanda a Red il motivo per cui Andy è in prigione e quando riceve la risposta, ricordando qualcosa, si confida: quando si trovava in un altro carcere, ebbe come compagno di cella un certo Elmo Blatch, che gli raccontò di essere anche un assassino e di aver ucciso per invidia un campione di golf e la sua amante, e che la polizia aveva arrestato al posto suo un bancario, marito della donna uccisa. Andy, in carcere già da 20 anni, capisce che Blatch è il colpevole dell’omicidio per cui è stato accusato ingiustamente, così informa il direttore. Ma questi, pur di tenere con sé l’ex bancario per continuare a truffare e anche per non avere problemi con la riapertura di un caso, allontana Tommy da Byron Hadley, per evitare che il ragazzo dica tutto in un processo. All’ingiustizia e al delitto (di Stato?) si aggiunge poi la beffa: Andy, per aver insultato Norton, viene chiuso in cella d’isolamento per un mese. Ma finito l’isolamento, Andy parla con Red dicendogli che lui ha una speranza, quella di uscire di galera, un giorno, e poter vivere liberamente.
La condanna di un certo sistema carcerario che traspare nel romanzo di King è totale: “Questo è quello che ti fa una vita intera in prigione, trasforma chiunque in una posizione di autorità in un padrone, e te nel cane di ogni padrone. Forse lo sai che sei diventato un cane – ammette nel romanzo Red – ma dato che tutti quelli che hanno la divisa grigia sono anche loro dei cani, questo là non sembra avere troppa importanza, fuori sì…”. E per capire il forte messaggio di libertà della storia non c’è neanche bisogno di raccontare la intelligente e coraggiosa fuga di Andy e la sua vita libera con un’altra identità in Messico, dove lo raggiungerà anche Red, ma una scena centrale che è per noi è la migliore condanna della logica carceraria.
Due secondini si avvicinano a Andy. “E queste da dove vengono?” dice uno dei due indicando un paio di casse. Andy sgrana gli occhi. Dopo aver spedito per anni lettere al Senato finalmente qualcuno ha deciso di stanziare una piccola somma per la biblioteca del carcere e in quelle due casse vede decine di libri nuovi e una serie di dischi in vinile. Non può credere ai suoi occhi. Rovistando tra i dischi, Andy trova un disco doppio: Le nozze di Figaro di Mozart. Chiude a chiave dall’esterno la guardia che stava al bagno e, mentre il secondino protesta, si reca all’ufficio del direttore. Ci si barrica dentro e mette il disco nel grammofono collegandolo al microfono centralizzato che di solito dà gli annunci del direttore del carcere ai detenuti. La musica si diffonde in tutta la prigione. Tutti i carcerati, anche quelli che si trovano sul cortile esterno a lavorare, si fermano ad ascoltare. Per un momento tutti i detenuti si sentono liberi, oltre la logica di potere e ricatto tipica del carcere. Solo per pochi minuti, certo, quelli che separano Andy Dufresne dal momento in cui le guardie sfonderanno la porta e lo puniranno duramente per il suo atto di ribellione. Ma in quei pochi minuti lui e gli altri sperimentano l’alternativa a un mondo concepito sul modello carcerario. Un universo in cui la musica e la bellezza delineano quelle “ali della libertà” che possono sconfiggere, almeno in parte, la prevalenza della prevaricazione, del ricatto fondato sulla paura, della violenza legalizzata.


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