articolo pubblicato sul quotidiano il "Garantista" giovedì 14 agosto
Luciano Lanna
A un certo punto della storia c’è, non a caso, un dialogo sul
romanzo Il conte di Montecristo. “Questo libro parla di un uomo che scappa da un carcere” spiega Andy Drufesne. E la replica di Red è la migliore introduzione a quello di cui vogliamo parlare: “Allora dobbiamo
inserirlo nelle letture didattiche?”. Sì, perché Le ali della libertà (il film) e Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank (il
romanzo) è una delle più riuscite metafore narrative sul carcere, gli errori
giudiziari e la libertà che siano mai state scritte e realizzate. Parliamo del
film di Frank Darabont del 1994, con Tim Robbins e Morgan Freeman, ma soprattutto della narrazione di Stephen King pubblicata
nella raccolta Stagioni diverse (in Italia edita da Sperling & Kupfer).
Ricordiamolo: il film è già da qualche anno al primo posto nella classifica Top
250 stilata dagli utenti di Internet Movie Database ed è stato inserito
nella lista dei 100 migliori film statunitensi di tutti i tempi.
Così come il romanzo è unanimemente considerato – insieme a Il miglio verde, ancora sul carcere e,
in questo caso, sulla pena di morte – uno di migliori testi non horror o fantastici di Stephen King.
Per comprenderne
il senso, tutto libertario, basterebbe leggere quest’altra frase di Red: “Alcuni
uccelli non sono fatti per la gabbia, questa è la verità. Sono nati liberi e
liberi devono essere. E quando volano via ti si riempie il cuore di gioia
perché sai che nessuno avrebbe dovuto rinchiuderli…”. Tutto parte con un caso
di errore giudiziario nel Maine del 1947. Accusato ingiustamente di essere l’omicida
di sua moglie e del suo amante, Andy Dufresne, ex banchiere e finanziere, viene
rinchiuso nel carcere speciale di Shawshank. Nel carcere le guardie e il corrotto
direttore – un puritano fondamentalista religioso, un teocon si sarebbe detto
qualche anno più avanti –impongono la
loro legge fatta di violenze gratuite e omicidi impuniti, di nonnismo aberrante
e di illegalità attraverso un ipocrita sistema di paura e ricatto quotidiani.
“Ma la paura ti rende ancora più prigioniero, solo la speranza può renderti
libero” ammette Dufresne.
Un giorno, durante un
lavoro forzato di ripristino sul tetto del carcere, Andy sente Byron Hadley, il
capitano delle guardie, parlare ai colleghi dei suoi problemi economici e lo
convince a farsi aiutare da lui con le sue competenze in ambito finanziario.
Chiede e ottiene inoltre in cambio
qualche birra per gli altri detenuti che lavoravano con lui sul tetto. Da quel
momento, Andy riscuote le simpatie degli altri detenuti, in particolare di
Ellis Boyd Redding detto Red, un ergastolano che controlla il
contrabbando all’interno del carcere e che sarebbe in grado di procurare ogni
oggetto gli venga richiesto. Andy diventa anche responsabile della biblioteca
di Shawshank e, pertanto, potrà assistere direttamente all’istruzione dei
detenuti negli anni.
Un giorno, tra i
nuovi detenuti in arrivo a Shawshank nel 1964, vi è Tommy Williams, un ragazzo
condannato per furto con scasso. Tommy diviene amico di Andy e Red; il primo lo
aiuta a studiare e a diplomarsi. Ma un giorno, prima di essere scarcerato,
domanda a Red il motivo per cui Andy è in prigione e quando riceve la risposta,
ricordando qualcosa, si confida: quando si trovava in un altro carcere, ebbe
come compagno di cella un certo Elmo Blatch, che gli raccontò di essere anche
un assassino e di aver ucciso per invidia un campione di golf e la sua amante,
e che la polizia aveva arrestato al posto suo un bancario, marito della donna
uccisa. Andy, in carcere già da 20 anni, capisce che Blatch è il colpevole
dell’omicidio per cui è stato accusato ingiustamente, così informa il direttore.
Ma questi, pur di tenere con sé l’ex bancario per continuare a truffare e anche
per non avere problemi con la riapertura di un caso, allontana Tommy da Byron
Hadley, per evitare che il ragazzo dica tutto in un processo. All’ingiustizia e
al delitto (di Stato?) si aggiunge poi la beffa: Andy, per aver insultato Norton,
viene chiuso in cella d’isolamento per un mese. Ma finito l’isolamento, Andy
parla con Red dicendogli che lui ha una speranza, quella di uscire di galera,
un giorno, e poter vivere liberamente.
La condanna di un
certo sistema carcerario che traspare nel romanzo di King è totale: “Questo è
quello che ti fa una vita intera in prigione, trasforma chiunque in una
posizione di autorità in un padrone, e te nel cane di ogni padrone. Forse lo
sai che sei diventato un cane – ammette nel romanzo Red – ma dato che tutti
quelli che hanno la divisa grigia sono anche loro dei cani, questo là non
sembra avere troppa importanza, fuori sì…”. E per capire il forte messaggio di
libertà della storia non c’è neanche bisogno di raccontare la intelligente e
coraggiosa fuga di Andy e la sua vita libera con un’altra identità in Messico,
dove lo raggiungerà anche Red, ma una scena centrale che è per noi è la
migliore condanna della logica carceraria.
Due secondini si
avvicinano a Andy. “E queste da dove vengono?” dice uno dei due indicando un
paio di casse. Andy sgrana gli occhi. Dopo aver spedito per anni lettere al
Senato finalmente qualcuno ha deciso di stanziare una piccola somma per la biblioteca
del carcere e in quelle due casse vede decine di libri nuovi e una serie di
dischi in vinile. Non può credere ai suoi occhi. Rovistando tra i dischi, Andy
trova un disco doppio: Le nozze di Figaro
di Mozart. Chiude a chiave dall’esterno la guardia che stava al bagno e, mentre
il secondino protesta, si reca all’ufficio del direttore. Ci si barrica dentro
e mette il disco nel grammofono collegandolo al microfono centralizzato che di
solito dà gli annunci del direttore del carcere ai detenuti. La musica si
diffonde in tutta la prigione. Tutti i carcerati, anche quelli che si trovano
sul cortile esterno a lavorare, si fermano ad ascoltare. Per un momento tutti i
detenuti si sentono liberi, oltre la logica di potere e ricatto tipica del
carcere. Solo per pochi minuti, certo, quelli che separano Andy Dufresne dal
momento in cui le guardie sfonderanno la porta e lo puniranno duramente per il
suo atto di ribellione. Ma in quei pochi minuti lui e gli altri sperimentano
l’alternativa a un mondo concepito sul modello carcerario. Un universo in cui
la musica e la bellezza delineano quelle “ali della libertà” che possono
sconfiggere, almeno in parte, la prevalenza della prevaricazione, del ricatto
fondato sulla paura, della violenza legalizzata.
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