venerdì 16 maggio 2014

Sfida Kyenge e Salvini ad AnnoUno, due "giganti" in una sola serata. E c'è pure il fascista che vuole lo scalpo dei clandestini




Annalisa Terranova

Avevo letto che Giulia Innocenzi a AnnoUno aveva superato il maestro Santoro. Dunque guardo la trasmissione. Lei, la trovo sempre uguale, con la voce da paperella e senza alcun carisma. Gli ospiti non sono proprio scelti per trattenere il pubblico davanti allo schermo: Cécile Kyenge e Matteo Salvini. Il filmato introduttivo è assai irritante. Il cronista segue un tizio, muscoloso e in maglietta nera, che ce l'ha con gli immigrati che rubano, dice che se vengono nella sua impresa li ammazza e li dà in pasto ai maiali dopo avergli tolto lo scalpo (i maiali non mangiano i capelli), ha chiamato il suo pittbull Benito, ha il poster di Mussolini, ha varie armi da taglio e mazze (ma la sciabola non la sporca per ammazzarli, userebbe la mazza). La perfetta incarnazione del fascista caricaturale, violento, schematico e dunque razzista. E dire che Mussolini fu esule-emigrante in Svizzera dove lavorò come muratore... Il video introduttivo è quello che è: ci dice che l'informazione fatica a liberarsi da stereotipi narrativi consolidati, benché la sinistra sappia molto bene che anche i suoi elettori sono a disagio per la mancata gestione dell'ondata di immigrati. 

Poi c'è Salvini che specula su questi poveracci che arrivano in Italia, dice che vengono in vacanza, ripete lo slogan "prima gli italiani", si guadagna il suo gruzzoletto di voti perché quando c'è una crisi profonda paga sempre elettoralmente la caccia al nemico al quale addossare ogni male. E Salvini è tutto contento di sguazzare in questa strumentalizzazione poco nobile, dopo averla scampata dal vento anticasta che investì pure la sua verde Lega non molto tempo fa (lauree comprate in Albania, lingotti in cassaforte, case al centro di Roma a spese dei contribuenti, ristrutturazioni con i fondi del partito, toy boy a disposizione delle alte cariche leghiste, pieno inserimento nel sistema con le cenette ad Arcore). Ma tanto gli italiani hanno memoria corta. Dunque basta vezzeggiarli digrignando i denti al "negro" e magari la crocetta sulla scheda arriva. La Kyenge a sua volta dimostra nuovamente la sua impreparazione.Oltre la retorica, nulla. 

E del resto chi ragiona un po' sa bene che il fenomeno delle migrazioni non può essere trattato con l'ideologia, che è un fenomeno che si risolve in un'ottica europea (e gli euroscettici dunque non possono avere voce in capitolo sulla materia perché vorrebbero riportarci indietro verso un ottuso nazionalismo) e che questi disperati che arrivano magari in Italia non vogliono neanche restarci, che questa è la prima tappa verso un viaggio della speranza che li porterà nel Nord-Europa o altrove. Chi ragiona un po' sa che in un mondo globalizzato dove la logica dello sfruttamento predomina su ogni altra la difesa della solidarietà verso gli esseri umani significa consentire una chance agli ultimi, che non sono solo gli immigrati ma tutti quelli che prima o poi restano schiacciati dall'infernale meccanismo (concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi e progressiva povertà di tutti gli altri) su cui si reggono gli Stati occidentali. Se alimenti il razzismo presto questo sentimento di ostilità andrà oltre i confini etnici: investirà il vicino di casa o il datore di lavoro o il musulmano che vuole un luogo per pregare o qualsiasi altro essere umano individuato come ostacolo al proprio benessere mettendo a rischio la convivenza civile che si basa ancora sulla certezza aristotelica che l'uomo è animale politico, cioè immerso nelle relazioni sociali. 

Detto questo, che è poi il motivo per il quale critico profondamente la politica leghista e la ritengo incompatibile con una destra seria e che ha senso dello Stato, la retorica del vittimismo con cui l'altra parte affronta il tema fa cadere le braccia. Inventarsi ancora l'uomo nero, il fascista cattivo e armato come prototipo di razzista perfetto (mentre si trattava probabilmente solo di persona scarsamente dotata intellettualmente e con propensione alla violenza per appagare le proprie frustrazioni) è escamotage da armamentario propagandistico sgangherato. La verità è dunque che un'intera classe politica si mostra inadeguata, ansiosa di preservare il proprio orticello, priva anche del prestigio necessario per alzare la voce a Bruxelles e pretendere gli aiuti che spettano a un paese membro in cui gli sbarchi stanno diventando un'emergenza non più tollerabile. Morale della favola: era meglio non guardarlo AnnoUno. Innocenzi fa rimpiangere Santoro. Salvini fa rimpiangere Bossi. Kyenge fa rimpiangere Vendola. E ho detto tutto...  

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