Jacques Le Goff
Quello che a me sembra il vero San Francesco può essere definito sulla base di alcuni valori, di una posizione nel contesto storico e di due tratti essenziali profondamente originali. I valori sono l'umiltà (i Francescani sono Frati Minori), la povertà, la cortesia - l'amante di Francesco, "trovatore di Dio" segnato dal lirismo cortese, è Madonna povertà - la mendicità piuttosto che il lavoro manuale, il disprezzo del denaro (di cui non voleva curarsi più che dei sassi) della ricchezza e del potere. Egalitarista, egli combatte tutti coloro che dominano, i "prelati". Pensatore e attore del suo tempo, un tempo che è come il nostro, non direi un'epoca di crisi ma un'epoca di mutamento, agli sbandamenti delle innovazioni, all'amore per il denaro e per la ricchezza, al feticismo dei libri e del potere intellettuale, egli oppone un fermo no. E' un resistente. Ma al movimento della società, egli raccomanda l'apertura, l'adattamento, l'accettazione. Vuole solamente moralizzare, spiritualizzare la novità. Ama la novità e ai suoi tempi, con intenzione elogiativa, è stato definito un santo nuovo. Tra le sue due originalità profonde, ammirevoli, vi è anzitutto la letizia. E' un santo che ride, che si contrappone al monaco tradizionalmente definito come colui che piange. Raccomanda ai suoi frati, ai suoi discepoli, a tutti gli uomini e a tutte le donne di essere per quanto possibile hilari vultu, con il volto ridente. E' un apostolo della gioia, della felicità, della fiducia e della speranza. Il secondo tratto è l'amore per tutti gli esseri, per tutta la natura, per tutte le creature di Dio, comprese le più umili e le più terrificanti come la morte. Egli abbraccia tutta la creazione, è il cantore di una universalità fraterna, di un ideale ecologico cristiano che ha espresso nello stupendo Cantico di Frate sole e di tutte le sue creature.
(Brano estratto da "Cinque personaggi del passato per il nostro presente. Buddha, Abelardo, san Francesco, Michelet, Bloch", Ibis 2006)
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