lunedì 15 aprile 2013

Resiste il mito dell'uomo "macho"... Quanti equivoci sulla virilità




Annalisa Terranova

Il mito della virilità è morto? Secondo lo storico Sandro Bellassai, autore del libro L’invenzione della virilità: politica e immaginario maschile (Carocci), sta invece godendo di rinnovata fortuna. Intervistato dal Venerdì di Repubblica Bellassai collega il risorgere del “virilismo classico” alle performance erotiche di Silvio Berlusconi e all’esibizione muscolare di Beppe Grillo che attraversa a nuoto lo Stretto di Messina meritando il paragone con il Duce che trebbiava il grano a torso nudo. Eppure, poiché questa forma mentale si è secondo lo storico incarnata nel tempo nel mito del latin lover e del “bagnino romagnolo”, sarebbe il caso di derubricarla al rango del machismo italico, lasciando da parte il virilismo o, meglio, il principio della virilità.
A sua volta il machismo viene considerato come un tratto distintivo di certa cultura di destra attribuendo invece alla sinistra schiere di maschi intimiditi dalle rivendicazioni di genere e compiacenti verso la rivoluzione sessuale che ha messo la donna al centro di decisioni dalle quali un tempo era esclusa (accoppiamento, matrimonio, maternità, negazione della maternità attraverso l’aborto e l’uso di anticoncezionali). Uno schema tutto sommato esatto ma tagliato con l’accetta e là dove le sfumature fanno la differenza possiamo collocare la celebre opera di J.J.Bachofen Il Matriarcato (1861) dove tanto il principio femminile quanto quello maschile vengono trattati con la profondità e la serierà che si deve ai fenomeni di civiltà e che mancano invece ai fenomeni di costume. Secondo il filologo svizzero il matriarcato è superiore allo stadio delle società in cui l’uomo si limita ad esercitare la forza bruta per dominare il genere femminile. Ed è talmente superiore da riuscire a esprimere un’autonoma visione religiosa, sociale e del diritto. 



Un’ulteriore evoluzione si ha per Bachofen con l’avvento del cosiddetto “prinicipio apollineo”, il dio solare che ristabilisce il sopravvento di Urano (il cielo) su Demetra (la terra). Il patriarcato si sviluppa da questa rivoluzione che è soprattutto spirituale (e non certo legata ai bunga bunga degli antichi) e che fa sì che la virilità divenga principio autonomo e bastante a se stesso (il contrario dell’idealtipo del latin lover che ha bisogno di molte conquiste per affermare la sua identità). Detto per inciso, secondo l’autore De Il Matriarcato, il principio virile è fondativo della cultura occidentale e in qualche modo della politica intesa (e qui fa l’esempio dell’Impero di Roma) come spinta al dominio su altri popoli cui conferire la medesima forma giuridica e la medesima organizzazione sociale. Come si vede siamo ben distanti, con questa “lettura” della virilità dalla degenerazione culturale del “machismo”.



Ma Bachofen, conosciuto dalla cultura femminista al pari se non di più della cultura di destra, aveva fornito anche un’interpretazione convincente del “potere femminile”, nel quale ravvisava il legame con l’altruismo, con la fratellanza, con la sacralità della terra e della natura che sono valori compatibili con una democrazia efficiente e non “malata”, laddove il principio patriarcale, con la conseguente attitudine al comando, si addice all’Impero e alle società gerarchiche. Proprio questo nucleo della riflessione di Bachofen sarà quello destinato a maggiore fortuna: la distinzione tra principio paterno e principio materno servirà da base successiva alla formulazione di una serie di dicotomie simboliche (sole-luna, spirito-materia, uguaglianza-gerarchia, pace-guerra, democrazia-aristocrazia, destra-sinistra) che fanno ancora parte delle nostre categorie politiche. Con l’avvertenza però che se proprio la destra va ricollegata alla virilità come principio esso non si incarna certo nelle copertine di Men’s health ma in una visione politica inattuale (la celebrazione dell’antica Roma) spazzata via dallo scenario della storia in virtù dei principi “femminili” e “tellurici” della Rivoluzione francese. Paradossalmente oggi è proprio il “potere femminile” quello che meglio di altri valori può ripristinare il rispetto per l’ordine naturale e per la dignità delle persone, quello che conserva una forza eversiva ma rassicurante rispetto alle degenerazioni del potere esercitato dai maschi. 

Nessun commento:

Posta un commento