mercoledì 3 aprile 2013

E quarant’anni fa arrivò il telefono del “ciao, dove sei?”



Ivo Germano
Fu soprattutto un cambiamento di gesti. Profondi e innervati nella modernità. La paralinguistica dominante, rispetto alla forma e ai contenuti. Anche se, in una curiosa longue durée, sempre a quello stiamo. E ritorniamo al minimo Dasein: la batteria purtroppo dura poco, va comunque ricaricata. Certo in quella bella mattina di aprile non c'erano le app, la rete, il taggarsi in continuazione. Quel che non c'era e cominciò a esserci dopo il telefono di casa e quello a gettone lo dobbiamo all'intuizione stampata sul viso ottimista e progressivo di Martin Cooper, anzi, l'ingegner Martin Cooper della Motorola. Il quale il giorno 3 aprile 1973 scese in strada a fare il numero di telefono del suo collega della Bell Labs, attivando la prima chiamata dal telefono cellulare Dyna Tac: pesantissimo, materico, figlio dei grattacieli e della febbre affluente della società post-industriale.
Dal "tu come stai" al "dove sei" per una trasformazione radicale dell'antropologia mediale di un tempo dagli sms agli smartphone. Quarant’anni, ragazzi, in cui la telefonia mobile diviene, ormai, sempre più nomade e microidentitaria. Ma tutto questo Martin non lo sapeva. Sarebbe stato il compito a casa dell'evo comunicativo rendere il cellulare, ancora e sempre, il nuovo medium per eccellenza. In quella che chiamiamo "età della convergenza" fatto da piattaforme e dispositivi tecnologici, contenuti e immagini ad uso e consumo di una co-autorialità diffusa e orizzontale.
Adesso che lo smartphone serve a far raggiungere il giusto punto di cottura del branzino, a informarci sul meteo a Ulan Bator o Rocca Cannuccia sciamando di contesto in contesto, di situazione in situazione possiamo dare per scontato anche questo prestigioso anniversario. Non sempre aprile è "il più crudele dei mesi". Specialmente se parliamo di rivoluzione comunicativa, all'insegna di una decisa impronta personale.

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