martedì 9 aprile 2013

C'era una volta Mediterraneo: le isole greche agli oligarchi russi?


Francesco De Palo

Qualcuno lo aveva detto, sarà solo l'inizio. Dopo il caso dell'arcipelago jonico di splendidi isolotti ellenici messi all'asta per tentare di coprire la voragine finanziaria greca, potrebbe toccare al "santuario": ovvero a quell'isola che mai nessuno aveva solo pensato che potesse finire in mani non greche, Scorpios. Circa il paradiso di Onassis, in verità, gli stessi eredi di Aris avevano ceduto alla tentazione di apporre il cartello "sales", facendo spaventare gli investitori per le cifre proibitive richieste. Ma oggi dall'Ellada rimbalza una notizia che potrebbe far ribaltare quella convinzione granitica. L'offerta presentata da parte di un miliardario russo sarebbe stata presa seriamente in considerazione. Pare infatti che siano già quasi ultimati i contratti di vendita redatti in due studi legali di Ginevra e Atene.
Meno di un mese fa era giunta la notizia che dal Parco dei Principi, dove sgambettano i calciatori del Paris Saint Germain, l'emiro del Qatar aveva messo gli occhi in Grecia. E precisamente al tepore delle nove isole Echinadi, che si era aggiudicato per poco più di otto milioni di euro. L’incantevole arcipelago greco nello jonio, a due passi dalle più note Itaca e Skorpios venne ceduto causa crisi, sulla scia di una decisione imposta dalla troika ad Atene: fare cassa e farla subito, chiedevano i rappresentanti di Bce, Fmi e Ue. E così il governo aveva dovuto comporre una lista (amara) di quaranta tra isole e isolotti disabitati da concedere in affitto a privati o imprese per un periodo tra i trenta e i cinquant’anni. Ma Scorpios mai, non se ne era mai parlato, anche in considerazione del fatto che la diretta erede dell'armatore Aristotele, Athina Onassis, ha sempre chiesto cifre importanti per la vendita. A ciò si aggiunga il suo quasi disinteresse per il paese che ha fatto le fortune di suo nonno, e che fa da cornice alla vendita quasi conclusa.
Ma se da un lato i ragionieri del ministero gioiscono per tasse in entrata, a fronte di un mancato incasso che si aggira sul miliardo e mezzo di euro (così come certificato dalla troika proprio in questi giorni ad Atene), dall'altro non si può non osservare come il patrimonio (pubblico o privato che sia) di un paese si trova alla mercé di ricchi, oligarchi e nuovi feudatari. Che, come un secolo fa, conquistano e prendono possesso in nome di un non meglio precisato nuovo Risiko. Dai rubli moscoviti un'altra prova di forza in campo europeo.
twitter@FDepalo

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