Prosegue il nostro viaggio tra le etichette degli alimenti sulla base della guida di Pierpaolo Corradini "Quello che le etichette non dicono" (edizioni Emi). Dopo uova e latte ci occupiamo dell'olio.
Com'è noto l'olio extravergine di oliva è solo quello "ottenuto dal frutto dell'olivo mediante processi meccanici o altri processi fisici in condizioni che non alterano l'olio stesso", quello vergine è identico al primo ma di qualità inferiore, mentre la dicitura "olio d'oliva" si riferisce a miscele di olio d'oliva, anche raffinato, e altri oli vegetali in proporzioni variabili.
"Prima spremitura a freddo" significa che le olive sono state spremute meccanicamente a meno di 27 gradi mentre gli "oli estratti a freddo" sono quelli in cui la temperatura è la stessa ma l'estrazione avviene tramite un procedimento di percolazione e centrifugazione della pasta di olive.
Dal 2009 l'etichetta deve riportare lo Stato o gli Stati in cui le olive sono state raccolte e deve avvertire se l'olio e comunitario o no (l'Europa produce circa l'80 per cento dell'olio di oliva mondiale, e la sola Italia il 40% della produzione europea). Gli altri oli (mais, arachide e girasole) vengono tutti raffinati prima di essere messi in circolazione per la vendita. La raffinazione consiste in una serie di processi utili come la deacidificazione, ma anche superflui, come la decolorazione. Alternativi all'olio di oliva sono l'olio di riso, l'olio di semi di sesamo e l'olio di semi di lino, ricco di Omega 3.
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