Annalisa Terranova
No, i fatti
avvenuti a Colonia (ma anche ad Amburgo, Zurigo, Helsinki e Stoccolma) non sono
fenomeni di sola criminalità comune. Che lo dica Angela Merkel, che sente in
queste ore vacillare la sua poltrona, è comprensibile. Non lo è da noi, dove il
dibattito che si è avviato dovrebbe essere scevro da preoccupazioni
elettoralistiche.
Ora, sui
bigliettini trovati in tasca a qualcuno dei profughi identificati per le
molestie e i furti a Colonia è stata trovata la scritta da dire in tedesco alla
“preda”: “Ti voglio sco..re fino alla morte”. Uno di questi fermati, già a
piede libero del resto grazie alle garanzie giuridiche dell’odiato Occidente, ha solo sedici anni (è un marocchino).
Il caso ha
voluto che negli stessi giorni in cui l’Europa si indignava per le violenze
alle donne tedesche ci abbia raggiunto l’atroce notizia dell’uccisione di una
madre di Raqqa, Lena Al-Qasem, da parte del figlio jihadista. Un fanatico
sanguinario che non aveva tollerato l’invito rivoltogli dalla madre a lasciare
la capitale del Califfato.
Io i fatti
li vedo collegati: la considerazione della donna è tale, in certe sottoculture,
da essere indotti o ad umiliarle o ad eliminarle fisicamente, anche se sono
madri (o mogli o sorelle). Oggetti di trastullo, o oggetti fastidiosi, in ogni
caso privi della dignità di persone.
Certo, non
si vuole dire che tutta la cultura islamica soggiace a questo schema, ma il
problema esiste e non è con la comprensione compiacente che lo si risolverà. E’
stato detto che le femministe sono state parche di parole dinanzi ai fatti di
Colonia. Bè forse lo sono state il sindaco di Colonia e Laura Boldrini, che non
rappresentano nessuno. La femminista francese Elisabeth Badinter, intervistata
dal Corriere, ha invece parlato chiaro e ha detto cose interessanti. Per
esempio questa: “La prima reazione delle autorità e dei media agli incidenti di
Colonia è stata, subito, difendere l’immagine dei rifugiati e degli stranieri
in generale. Non le donne. Non posso dirvi quanto questo mi abbia dato
fastidio. Come se la tutela delle donne possa venire dopo. I commenti si
concentravano sul proteggere gli stranieri dalla xenofobia, e questo è uno
scopo nobile. Ma il risultato è che nessuno si è dichiaro inorridito per le
donne aggredite”.
Ecco, il
punto è proprio questo. Il rispetto per le donne esige anche che non si abbia
paura di passare per islamofobi, né di imitare la sgrammaticata e stracciona
propaganda di Salvini (il quale peraltro appartiene alla tradizione culturale
celodurista della Lega). Il rispetto per le donne esige che si dica che nelle
piazze tedesche sono avvenuti fatti nuovi, inediti e inquietanti e che se pure
la polizia fosse riuscita a reprimerli anche la sola intenzione di mettere in
atto molestie di massa alle ragazze tedesche sarebbe stato un fatto
intollerabile, ripugnante e generato dalla sottocultura di cui abbiamo detto.
Il rispetto delle donne, è appena il caso di sottolinearlo, è un valore di
civiltà mentre non lo è l’accoglienza, che è solo un metodo per fronteggiare
un’emergenza. E i metodi si possono cambiare, i valori no.
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