Quello che segue è un brano di un interessante articolo apparso sull'ultimo numero della rivista Internazionale. Si intitola "L'impero delle lolite" e parla del mercato della pedopornografia in Giappone. E' scritto da una femminista, Minori Kitahara, famosa per essere stata la prima ad aprire un sex shop per sole donne. E' interessante riflettere sulla neutralità etica che il mercato impone allo sfruttamento sessuale dei minori. Un fenomeno che dovrebbe generare una reazione socialmente importante mentre in Italia un processo per prostituzione minorile viene equiparato a un caso di persecuzione politica e si difende l'autodeterminazione delle cosiddette "olgettine"... I giapponesi hanno una loro cultura e un loro specifico che li rende diversi e distanti da noi, ma fino a che punto è il caso di sottovalutare l'uniformità cui tende il mercato globalizzato e l'indifferenza della politica rispetto a queste tendenze?
Minori Katahara
"Lavorando nel mondo dei sex toys da vent'anni cerco di rispettare le fantasie erotiche di ciascuno. Tuttavia, mi trovo senza parole di fronte alle dimensioni del mercato delle lolicon (contrazione di lolita complex, termine che indica sia l'attrazione sessuale per le minorenni sia i prodotti come anime e manga che su quella fanno leva) e alla sua espansione in Giappone. Il commercio dei giocattoli sessuali fattura ogni anno circa 30 miliardi di yen (216 milioni di euro). Il 70 per cento delle vendite è formato da accessori per la masturbazione maschile e, tra questi, gli oggetti del genere lolicon sono sempre più popolari. Sulle confezioni, per esempio, ci sono disegnate bambine con bavaglini o in mutande insieme a scritte come "sono tua" o "mettimelo dentro, papi". Le istruzioni del prodotto poi contengono frasi come "prova l'elasticità della pelle di una bambina", oppure "è vergine e si allarga a seconda delle tue dimensioni". Nei sex shop sono esposti giocattoli a forma di genitali femminili accompagnati da slogan tipo: "Fuori sembra una bambina, ma dentro è una ragazza precoce".
Prodotti del genere non sono soggetti ad alcuna legge e ogni mese in Giappone se ne vendono diverse decine di migliaia. Quando si affronta l'argomento, molti uomini liquidano il fenomeno come limitato a "qualche pervertito" e negano di avere tendenze lolicon. Chi vende articoli per adulti, però, sa che non si tratta di un mercato di nicchia ma di un settore molto più vasto di quanto si pensi, alla portata di tutti e in rapida crescita. 'Se vuoi vendere molto fai indossare a una ragazza un cappellino giallo da scolara e una cartella. Devi solo evitare di rifletterci troppo', spiega un rappresentante di una grande casa di distribuzione video... Ad Akihabara (il quartiere di Tokyo paradiso dell'elettronica e di manga e anime) si vendono moltissimi prodotti lolicon e spesso si organizzano incontri tra le junior idol e i loro fan. Qui ogni settimana si allestiscono set fotografici con modelle bambine e incontri aperti al pubblico per la firma degli autografi. In un negozio vedo una idol di otto anni: 'Miao!Ho otto anni, sono solare e faccio la seconda elementare'. La bambina si mette in posa mentre gli uomini vanno a stringerle la mano e a farsi fotografare insieme a lei. Anche nei negozi delle grandi aziende di elettronica, come quelli di Sofmap, ogni settimana si fanno servizi fotografici con bambine delle scuole elementari e medie in costume da bagno.
Ho visto diversi video etichettati come prodotti junior idol. Le protagoniste si presentano come alunne dei primi anni delle elementari e parlano dei loro piatti preferiti. Naturalmente non dicono frasi né assumono atteggiamenti espliciti. Sono solo seguite dalle telecamere mentre mangiano il gelato, mentre si fanno la doccia, si insaponano o giocano in bikini mettendo in mostra il sedere...".
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