Ne scrivo per
smantellare ancora una volta i soliti stereotipi sulle due culture, quella
cosiddetta alta e quella bassa, e spiegare che il “cantautore” Brassens può e
deve essere considerato uno degli autori che insieme a Camus, Orwell o Simone
Weil, va oggi inserito nel pantheon di chi oggi intravede e intende declinare
una nuova grammatica della libertà, esistenziale e personale ancor prima che
politica. Se nell’ottobre del
’53 c’era stato il suo trionfo dal palco dell’Olympia, cinquant’anni fa esatti,
nell’ottobre 1963, il nome di Brassens entrava già nei piani alti della cultura
con un suo libro pubblicato nella collana poetica dell’editore Seghers, quella
che era inaugurata dal surrealista Paul
Eluard e in cui Brassens si troverà in compagnia di Victor Hugo, Verlaine e
Aragon, tutti d’altronde da lui musicati.
E' sempre un piacere leggerti.
RispondiEliminaEnzo